"Parasite", il grande cinema di Bong Joon-Ho

I RICCHI E I POVERI DI BONG JOON-HO

IL FILM CANDIDATO A 6 OSCAR, NE HA VINTI 4

Una scena del film "Parasite"


Palma d'Oro al Festival di Cannes 2019, Golden Globe per il miglior film straniero, candidato a 6 Oscar, "Parasite" ("Il parassita") del regista sudcoreano Bong Joon-ho - anche sceneggiatore - è uno dei film più celebrati dell'anno e c'è chi lo considera uno dei migliori di sempre. È sicuramente un momento d’oro per il cinema asiatico, che sovente regala allo spettatore emozioni straordinarie - non si può non citare un altro capolavoro: "Mademoiselle" (2016) di Park Chan-wook, pellicola magnifica che lascia senza fiato. 
Nel 2018, a Cannes, la Palma se l'era aggiudicata il giapponese Hirokazu Kore'eda per “Shoplifters”. Come "Shoplifters", "Parasite" è un ritratto familiare che sfugge ad ogni genere: dramma, commedia, thriller; addirittura sfiora in certi momenti l'horror, per scene e situazioni: fra cattiveria, sangue, macabri nascondigli, umorismo nero. Bong, già autore di “The Host” e “Snowpiercer”, è cineasta visionario e i suoi lavori d'impegno civile, come “Okja”(2017) - distribuito da Netflix - che parla di animali ed esperimenti genetici. "Parasite" mette a confronto due famiglie: una che vive in una stamberga maleodorante (l'olezzo sarà un elemento fondamentale nella trama), un'altra in una villa mozzafiato. A muovere i fili è un giovanotto scaltro e disoccupato che, grazie a un piano, s'intrufola come maestro d'inglese presso una famiglia di ricconi; non solo: tra un imbroglio e l'altro, riuscirà a far assumere la sorella come insegnante di disegno, il padre come autista, la madre come domestica.

Una scena del film "Parasite"
"Parasite" fotografa esistenze agli antipodi: i primi e gli ultimi, chi non ha niente e chi ha tutto, chi scappa di notte da una baracca allagata, con l'acqua fino alla gola, e chi organizza sontuose feste in giardino; tanto realismo, ma anche un racconto che è cinema puro, se basta acquattarsi sotto un tavolo per scomparire o strisciare per eclissarsi. "Parasite" pone, infine, una domanda: è possibile cambiare vita quando non sei nessuno?

©micolgraziano

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