DUE DOCUMENTARI SU WHITNEY HOUSTON, LA DIVINA!

Whitney Houston
Whitney Houston nel documentario "Whitney: Can I be me" (2017)


L'INDIMENTICABILE WHITNEY HOUSTON, THE VOICE

Whitney Houston è morta a soli 48 anni, l'11 febbraio 2012, in un hotel di Beverly Hills. Su di lei, due documentari. Presto anche un biopic. È la star dei record e "I will always love you" il singolo più venduto di un'artista donna.

Negli ultimi tre anni, su Whitney Houston sono stati realizzati due documentari. Il primo è “Whitney: Can I be me”, del 2017. Regia di Nick Broomfield. L’altro è “Whitney”, del 2018, presentato in anteprima mondiale a Cannes, e diretto da Kevin Macdonald. Nel primo, emozionante e potente, Broomfield ricostruisce con materiale inedito la strabiliante carriera e si concentra sul rapporto tra Whitney e Robyn Crawford, fedele amica e collaboratrice. Tra le due un legame che andava al di là dell’amicizia: Whitney e Robyn si amavano profondamente. La loro storia, però, è rimasta segreta a lungo: la famiglia della Houston era fortemente contraria al rapporto tra le due. 

Whitney Houston e Robyn Crawford
Whitney Houston e Robyn Crawford
Nonostante le voci insistenti, la relazione non venne mai confermata. Recentemente, Robyn Crawford ha rotto il silenzio, raccontando la verità in un libro, “A song for you, my life with Whitney Houston”: sì, erano innamorate, ci svela la Crawford. Un rapporto indissolubile, iniziato quando erano ancora adolescenti, come ricostruisce anche il documentario di Broomfield. E nel momento in cui Robyn uscì dalla vita della Houston, gli eventi precipitarono: la stella planetaria della musica finì inghiottita nel vortice della droga. Fino al tragico epilogo.


Splendide le immagini che ci mostra Broomfield. Da brivido. Sono quelle del tour mondiale del ’99 che segui l’uscita dell’album “My Love is Your Love”, del '98 (un gran bel disco, che consiglio). Un anno importante, il '99, che segnò un punto di svolta nella carriera della Houston: l'ultimo memorabile, importante, successo. È lì energica, presenza scenica grandiosa. Quando canta ”I will always love you” lascia senza fiato: magnetica, vulnerabile.   


Il documentario di Macdonald, autorizzato dalla famiglia, mostra immagini strazianti: Whitney che annega nelle sabbie mobili della dipendenza. Whitney trasformata nel corpo e nella mente. Whitney senza più voce, quella voce magnifica (un dono di Dio come lei ripeteva) che la rese l'artista dei record. 

Da entrambi i documentari emerge il ritratto di una donna generosa, appassionata. Una donna alla continua ricerca di sé, in bilico tra divismo e desiderio di normalità. Due documentari struggenti, indimenticabili. Soprattutto è difficile dimenticare la voce di Whitney Houston, che amava il gospel e cantava con tutta l'anima. 


©micolgraziano

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