Ciao, Franca

Franca Valeri in uno sketch della Sora Cecioni
Franca Valeri (1920 - 2020)

 

"Non rido spesso io, sono contenta di aver sempre fatto ridere gli altri", disse recentemente Franca Valeri. Comicità colta, tagliente, una vita sotto i riflettori: dal teatro al cinema alla televisione. E prima del piccolo schermo, ebbe successo alla radio. È stata attrice, regista, scrittrice. Il suo vero cognome era Norsa, lei scelse Valeri come omaggio al poeta francese Paul Valéry. 

Iconici i suoi personaggi: la Sora Cecioni, moglie annoiata sempre al telefono a chiamare l'adorata mammà o addirittura l'obitorio se non vedeva rincasare il marito. Poi Cesira la manicure milanese, che si descriveva così: io sono manicure da uomo sicché son già una ragazza, vero, che viaggia piuttosto nell'articolo maschile. E ancora: l'indimenticabile Signorina Snob (le cui giornate vengono raccontate in un libro "Il diario della signorina Snob") milanese anche lei, tutta arie, un impegno dietro l'altro tra feste, cocktail e architetti. Nessuna meglio della Signora Snob sapeva declinare un invito:"No, stella, oggi non posso. Colaziono con mio fratello. Gioia, lo vedo già così poco che lo considero quasi un cugino"

Interprete di commedie esilaranti: "Piccola Posta" di Steno con Alberto Sordi, "Il segno di Venere" (1955) di Dino Risi con Sordi, Loren, De Sica, Raf Vallone, Peppino De Filippo, e ancora diretta da Dino Risi ne "Il vedovo" (1959) sempre al fianco di Sordi. Ne "Il vedovo" era una moglie ricca e severissima che parlando del consorte diceva con rassegnazione e sarcasmo:"Io ho sposato un cretino e me lo tengo. Ognuno ha la sua croce, pazienza". E al ricordo del primo giorno di fidanzamento bollava l'esperienza con un secco:"Bella giornata, funesta"

Negli ultimi anni, manifestava disappunto e dispiacere per quello che era diventata la tv, non intrattenimento di qualità ma un contenitore di reality di facile presa dove niente più imbarazza. Era una donna colta e saggia e a proposito del dolore aveva un'idea precisa, spiegava che il dolore è provocato dalla morte, ma anche dalla delusione, dalla mancanza, dal fallimento, dall'impossibilità di progredire. 

A me piace ricordarla in una scena de "Il segno di Venere", dove interpreta la giovane Cesira davvero strepitosa, mentre durante una festicciola casalinga conversa e balla con il rude Romolo (Alberto Sordi) e quando lui le chiede non bevi? Lei fa: "Oh, s'immagini, se bevo addio, arrivederci a Pasqua". 

La sua autobiografia, uscita per Einaudi, s'intitola "Bugiarda no, reticente". Titolo dissacrante come la sua comicità mai banale.

©micolgraziano 

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