"L'albero di Antonia", scritto e diretto dalla regista olandese Marleen Gorris, ha vinto l'Oscar come miglior film straniero nel 1996.
La figlia di Antonia si chiama Danielle (Els Dottermans) fa la pittrice ed è una giovane libera; vuole un figlio ma non le interessa il matrimonio né trovarsi un marito e allora si mette alla ricerca di un giovane solo per far sesso e procreare. Nasce una bambina che ben presto si rivela un genio (abilissima in musica e matematica) e Danielle intreccia una relazione amorosa con Lara, l'insegnante della figlia. Antonia lavora i campi, è proprietaria di una fattoria e con lei vivono non solo la figlia, la nipote e Lara, ma anche tutta una serie di persone (un'enorme famiglia allargata) che Antonia ha preso sotto l'ala protettiva; per loro è un punto di riferimento, una genitrice magnanima che combatte le ingiustizie con unghie e denti.
Anche Antonia in un certo senso viene salvata da uno dei pochi signori gentili del villaggio al quale si concede (nel corpo) ma che non sposerà mai. Il linguaggio che Marleen Gorris sceglie per questo film è schietto; senza peli sulla lingua. La storia alterna realismo e fiaba. Alla fiaba appartengono, per esempio, immagini di defunti che si materializzano e seguono dal loro mondo impalpabile la vita terrena dei loro cari. Perché, come è scritto prima dei titoli di coda: nell'attimo in cui tutto finisce, niente finisce.
©micolgraziano
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