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"Bonnie and Clyde" (1967) - Gangster movie da collezione
Se ancora non l'avete visto, procuratevelo in fretta. Soprattutto se vi piacciono i gangster movie che mescolano commedia e noir. Toni da fumetto (la storia però è vera) e dramma di cruda violenza. Ambientato negli anni Trenta. Nell'assolata campagna americana raccontata a ritmo di banjo. "Bonnie and Clyde" è uno dei film più celebri della storia del cinema americano. Segnò un punto di svolta perché molto innovativo rispetto a quel che si era visto fino ad allora. Vinse due Oscar. Uno alla fotografia. L'altro a un'attrice sensazionale (nota a Broadway) come Estelle Parsons (in un ruolo da non protagonista eppur memorabile. L'interpretazione è da brivido). Possiamo definirlo anche biopic e road movie con una serie di scene indimenticabili. Fra le tante: Gene Hackman che racconta una barzelletta sul latte. Uno degli sceneggiatori è Robert Benton (Oscar per "Kramer contro Kramer"). Benton (insieme al collega David Newman) avrebbe voluto dietro la macchina da presa François Truffaut che rinunciò perché impegnato nella lavorazione di "Fahrenheit 451". Dopo Truffaut i due chiamarono Jean-Luc Godard. Ma non ci fu intesa perché Godard voleva girare il film in inverno e nel New Jersey. Cosa che non trovò d'accordo Benton e Newman perché la vicenda di Bonnie e Clyde si svolse nel sud-est degli Stati Uniti e con tutt'altro clima atmosferico. Alla fine Warren Beatty (anche produttore della pellicola) chiamò Arthur Penn (con cui aveva già lavorato in "Mickey One"). Penn s'ispirò alla New Wave francese. Lo stesso Penn fu punto di riferimento per i giovani cineasti dell'epoca come Terrence Malick che, influenzato da "Bonnie and Clyde", realizzò "La rabbia giovane" (1973). Fin dai primi minuti si capisce subito che "Bonnie and Clyde" non è una pellicola come le altre. Per la particolarità delle inquadrature. Per la fotografia. Per lo spessore degli attori. Niente di meglio di un primo piano di Warren Beatty mentre tiene un fiammifero tra i denti. O beve Coca Cola dalla bottiglia. O della granitica Bonnie (splendida Faye Dunaway) che posa con un sigaro in bocca. Tra i ruoli secondari, il mio preferito è Dub Taylor, attore di potente presenza sullo schermo, nei panni di un vecchio padre, fondamentale nella vicenda (consegna i rapinatori alla polizia). Momento di grande forza narrativa l'incontro con il becchino (un fantastico Gene Wilder nella sua prima apparizione cinematografica) al quale viene rubata l'auto: davvero epico il viaggio che questo giovane un po' sprovveduto fa in auto, fino a notte fonda, insieme alla sua fidanzata, con la banda di fuorilegge. Una scena che è un piccolo film nel film. Che altro dirvi? Buona visione.
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