"Sorry, We Missed You", essenziale eppure esplosivo; resta a lungo nella mente dello spettatore. Dopo l’acclamato “Io, Daniel Blake”, il regista inglese Ken Loach torna a parlare dei nuovi poveri della società del benessere. Protagonisti due eroi quotidiani, come sono appunto Ricky e Abby e i loro due figli adolescenti. Una famiglia che a causa della crisi economica si ritrova senza un soldo e piena di debiti; persa la casa di proprietà si devono pagare un affitto e non ce la fanno.
Ricky e sua moglie si ammazzano di lavoro, si vendono pure l’auto per rastrellare qualcosa, tuttavia i guadagni restano un miraggio. Ricky non è uno che si tira indietro, sa fare tante cose, ha cambiato molti mestieri. Dopo un periodo di disoccupazione si compra un furgone per lavorare come autista-fattorino. All'inizio gli sembra una fantastica opportunità e lui crede di poter tirar su un bel po' di quattrini. Dovrebbe essere un'attività autonoma però nei fatti Ricky non ha alcun potere decisionale e in caso di malattia, assenza o incidenti deve versare grosse somme all'azienda che gli fornisce le consegne. Morale: sgobba quattordici ore al dì praticamente invano. A sua moglie Abby le cose non vanno meglio.
Abby è una badante. Con le persone ci sa fare, è buona, paziente, premurosa. Ma è pagata una miseria. Prende una manciata di spiccioli ad ora e solo per il tempo effettivamente lavorato. Abby rincasa stremata, dopo giornate fiume avanti e dietro, sali e scendi dagli autobus. Sia lui che lei non riescono a seguire i figli. Soprattutto il più grande, Seb, un ragazzo difficile, che marina la scuola. Seb è un ribelle. Soffre nel vedere i genitori senza una prospettiva per il futuro. Non accetta la situazione, quel modo di vivere alla giornata, e si mette nei guai ancora di più. Insomma, tra le tensioni con il ragazzo e i conti che non tornano, Ricky e Abby vedono a poco a poco la propria famiglia precipitare verso un pericoloso abisso.
Ken Loach ci racconta la vicenda in modo scarno, fa recitare attori non conosciuti ma splendidamente in parte (il film è stato girato in ordine cronologico e gli attori ricevevano la sceneggiatura volta per volta). Non ci sono lustrini né vanità. Alcune scene sembrano quasi un documentario. Il finale arriva brusco e inatteso. Straziante. E ci domandiamo se Ricky e Abby riusciranno mai a vincere le loro battaglie quotidiane.
©micolgraziano
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