"All'alba perderò" (2021), recensione del film di Andrea Muzzi - Su Prime Video

Pupo


"All'alba perderò", una storia sull'elogio delle sconfitte 

Andrea Gregoretti (Andrea Muzzi) è uno sceneggiatore e regista cinquantenne. È perennemente al verde, il frigorifero vuoto. Vive in un capannone industriale in una strada difficile da trovare (quando ordina la pizza gli arriva fredda perché il fattorino si perde). Ogni angolo della casa ce l'ha occupato da scatoloni zeppi di scartoffie e progetti rifiutati. Per tirare a campare è costretto a girare video ai matrimoni. 

Andrea Gregoretti ha un sogno: vuole fare il cinema. Però riceve solo porte in faccia. È quel che si dice un fuoriclasse della sconfitta. Alle pareti bigliettini colorati con frasi motivazionali sul tema "fallimento". Il cinema non è un lavoro per te, gli urlano contro i produttori, in alcune scene esilaranti. Il cinema, gli viene spiegato, è un mestiere per pochi, per un’élite. Andrea incontra produttori snob e produttori squattrinati con uffici che cadono a pezzi. Nessuno si dimostra interessato alle sue proposte. 

All'alba perderò
Il povero Andrea, che colleziona solo buchi nell’acqua, si domanda perché la società propini sempre il mito del vincente. Per quale motivo, si chiede Andrea, nella vita, fin da piccoli, ci viene insegnato che soltanto vincere è bello e giusto? Anche le città, i paesi, dove abitiamo ci ricordano che arrivare primi è necessario: le strade e i monumenti, osserva sconsolato Andrea, sono dedicate a chi ha compiuto eroiche gesta. Una lode alla vittoria che arreca dolore a tutti coloro che invece non riescono a concludere nulla di buono. Che non sfondano malgrado gli sforzi. 

Andrea Gregoretti, allora, a un certo punto, in preda alla disperazione, è colpito da un lampo di genio: realizzare un film sui più grandi perdenti di sempre. I perdenti che hanno fallito miseramente e in maniera "epica". È questo il punto, geniale, di partenza di "All'alba perderò"storia divertente, ironica, romantica e malinconica che ci riporta a un cinema retrò che si nutre di idee e passione. 

"All'alba perderò"
Un cinema che dispone di pochissimi mezzi ma che riesce comunque ad arrivare al cuore dello spettatore. Come? Grazie alla scrittura e un'ottima scelta di casting. 

"All'alba perderò" ci delizia con momenti gustosissimi nella parte finale quando vira verso l’onirico e il surreale. Vediamo una statua parlante di Dante Alighieri, un sosia di Maradona dall’accento romanesco, un Charlie Chaplin improbabile, un Pablo Picasso e un Paul Cézanne

La compagnia di attori comprende anche  Paolo Calabresi, Angela Finocchiaro e il cantante Pupo. “All’alba perderò”, ispirato all'omonima pièce teatrale di Muzzi e Marco Vicari, è una commedia meta-cinematografica e autobiografica (lo stesso Andrea Muzzi, infatti, si è visto rifiutare dei lavori). "All'alba perderò" anche se in alcune scene cala di ritmo e d'inventiva (e diventa leggermente claustrofobico) è un film sicuramente da vedere. Andrea Muzzi è custode di una comicità spontanea, garbata e necessaria.

©micolgraziano

"All'alba perderò"(2021) è disponibile su Amazon Prime Video 


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