"I fidanzati" (1963) di Ermanno Olmi - Ritratto dell'Italia del boom

 

Ermanno Olmi

I FIDANZATI
tormenti d'amore nell'Italia del boom 

Piccolo poetico film, metà dramma sentimentale, metà documentario; fotografa la realtà italiana del secondo dopoguerra. Venne presentato al Festival di Cannes nel 1963. Gli attori non sono volti noti come quasi sempre accade nel cinema di Olmi. Il protagonista è interpretato da Carlo Cabrini, all'epoca operaio 37enne che lavorava come tornitore a Milano. Olmi lo scritturò perché cercava qualcuno che sapeva lavorare al tornio e ballare il liscio. Dopo questa pellicola recitò anche in altre, come "Il garofano rosso" dal romanzo di Elio Vittorini. 

Il titolo potrebbe trarre in inganno. L'amore è sullo sfondo. Il legame tra due fidanzati - non proprio in erba - diventa il pretesto per parlare dell’Italia e della forbice Nord-Sud. È un racconto sul boom. Una sorta di documentario abbondante di silenzi. La narrazione di una Sicilia che, come espresso in una scena, non ha ancora mentalità industriale: gli operai non vogliono andare a lavorare quando piove. L’isola è vista attraverso gli occhi del milanese Giovanni, in trasferta a Priolo. Giovanni parte perché fuori passerà di livello e sa che quello è un posto ambito. Quindi si sente privilegiato. 

Ermanno Olmi
Non è dello stesso avviso la fidanzata Liliana, che punta i piedi, assolutamente contraria al trasferimento. Non vuole restare sola. Non crede ai rapporti a distanza. Giovanni, comunque, una volta sul posto, si renderà conto che le cose non sono come se le immaginava; la vita in Sicilia è cara. Lo stipendio evapora per le spese eccessive. Deve pagarsi una camera ammobiliata. Cara benché orrenda. Il bagno non è in stanza. La domenica mattina nemmeno l'acqua che scorre dal rubinetto. Giovanni è un solitario taciturno. Non si trova bene a Siracusa. Si sente un marziano. Anche se in Sicilia gli sembra ci sia una maggiore umanità, più confidenza tra le persone. Si stupisce quando, al ristorante, un cameriere gli parla della fatica dei turni e del figlio malato. 

Ermanno Olmi
Giovanni osserva i comportamenti della gente. Guarda incredulo i lavativi. Prova imbarazzo davanti a un ragazzino barista impaziente di tagliare la corda: dopo aver servito malamente un espresso fila via più veloce della luce. Olmi sceglie uno stile documentaristico. La sceneggiatura è scarna. Bravissimo Cabrini nella parte. Attraverso gli sguardi passano emozioni e pensieri, tangibili stupore e malinconia. Singolare il montaggio che dà vitalità e rende la storia un poco surreale. Giovanni e Liliana, dunque. Sono loro i due sposi promessi. Li vediamo all’inizio entrare in una balera, con i musi lunghi. Non c'hanno nulla da dirsi. Non ballano insieme. 

Lei ordina un triste bicchiere d’acqua. A poco a poco, attraverso flashback, scopriamo che lei non condivide la scelta di Giovanni di andare in Sicilia. Ha paura della lontananza, lontano dagli occhi, lontano dal cuore, recita un vecchio adagio. Eppure, in questo caso, la distanza rinforzerà il legame. Nella parte finale, assistiamo a un intenso scambio epistolare e la corrispondenza diventa toccante monologo interiore. Ognuno di noi potrà riconoscersi in Liliana che attende con ansia notizie dell'amato, tuttavia fatica ad aprirle e leggerle quelle lettere perché teme che lui non voglia più saperne di lei. Ma ciò non accadrà. L'amore ne "I fidanzati" somiglia a una romantica canzone sussurrata. 

"I fidanzati" è disponibile, al momento, su Prime Video 

©micolgraziano

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