La storia di "Sister" è un pugno sui denti; fa male: Simon è un ragazzino con l'esperienza di un vecchio, porta sulle spalle tutte le fatiche della vita. Simon abita in casermoni popolari, in un appartamento stretto stretto e sporco che divide con Louise, una donna immatura, senza arte né parte, che va e viene quando le pare, sempre con un amante diverso. Louise si ubriaca, gli amanti glieli porta anche in casa, e a volte le lasciano lividi sulla faccia. Nella parte di Louise troviamo una perfetta Léa Seydoux, tenebrosa e sensuale.
Sister: è così che Simon chiama Louise, la sorella, una sorella che è una madre, però una madre che di madre non ha nulla: "non ti volevo", gli dice Louise, in uno dei pochi momenti di intimità tra loro, "nessuno ti voleva, e così ti ho fatto nascere per dispetto". Simon, dunque, è figlio della colpa e dell’incoscienza. Simon è prigioniero degli errori di una madre che vuole essere sorella e che non riesce ad essere né l'una né l'altra. E allora Simon ruba, ruba per esistere, per gridare a tutti la sua presenza, anche a costo di tornare a casa con il sangue che gli cola sulla faccia. “Rubo per comprare la carta igienica”, risponde a un cuoco che lo scopre mentre nasconde la roba soffiata ai ricchi turisti delle alpi svizzere. Simon ruba attrezzatura da neve: occhiali, guanti e soprattutto sci, costosissimi sci che dopo rivende (anche ai bambini della sua età) per dare i soldi alla Sister, e lei li prosciuga in un attimo per lo sballo. Il dramma di Simon e Louise è profondo e non sappiamo se un giorno ne usciranno, e come.
Nel cast, in un piccolo ruolo, anche Gillian Anderson, della serie Netflix, "Sex Education".
©micolgraziano
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