"Mademoiselle" di Park Chan-wook

 

Min-hee Kim in una scena del film "Mademoiselle" di Park Chan-wook


"MADEMOISELLE", VERO CAPOLAVORO 

"(...) salpare per un porto lontano. 
Mangiare cibi di cui non conosco l'esistenza". 


MAGNETICO, SORPRENDENTE
Oggi voglio raccomandarvi "Mademoiselle" (conosciuto col titolo internazionale "The Handmaiden") diretto dal sudcoreano Park Chan-wook. Presentato a Cannes quattro anni fa, è stato inserito dal National Board of Review tra i migliori film del 2016, anno di uscita della pellicola, che però è arrivata nelle sale italiane nel 2019. 

Andarlo a vedere al cinema è stata, per me, un'esperienza unica: è un film che lascia senza fiato. Non solo per la perfezione formale di Park Chan-wook, il suo impeccabile gusto estetico - eccellenti gli attori, magnifiche le scenografie -, ma anche per il particolare impianto della narrazione; che non permette distrazioni. Difficile incanalarlo in un genere, potremmo definirlo thriller erotico. Ma, davvero, è molto di più. 

MEGLIO NON RIVELARE TROPPO...
Non si può svelare molto di "Mademoiselle" perché altrimenti svanirebbe il magico effetto dello stupore. Quel che posso dire è che a muovere i fili della storia è l'inganno (un tema presente spesso nel cinema sudcoreano, come per esempio in "Parasite"). Siamo nella Corea degli anni '30, durante l'occupazione giapponese. La truffa è architettata da un sedicente nobile, tale Fujiwara, con la complicità di una giovane ladra, Sook-hee: la ragazza viene assunta, in una villa, come domestica di una donna molto ricca, Hideko. Il piano è orchestrato nel dettaglio: portare Hideko, tramite Sook-hee, tra le braccia del furfante Fujiwara. 

DALLA LETTERATURA AL CINEMA
Il film è ispirato al romanzo "Ladra" (2002) della britannica Sarah Waters. Park Chan-wook ha raccontato di aver letto il libro e di essere rimasto colpito dallo stile di scrittura, vivido, della Waters e da un'immagine: l'ancella che con un ditale d'argento lima un dente della sua signora. Ne rimase sorpreso tanto da voler vedere immediatamente quella scena sul grande schermo. Ed è così che tutto è iniziato. 

©micolgraziano
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