Horror da collezione: "Occhi senza volto" di Georges Franju


"Occhi senza volto"


"Occhi senza volto", classico dell'horror, è diretto da Georges Franju che apprezzava registi come Fritz Lang e Murnau. Il film è tratto da un racconto di Jean Redon. 

"Pensi che la gente capisca sempre le tue intenzioni? Che il pubblico sappia leggere tra le righe?", disse una volta Georges Franju in un'intervista. Il cinema di Franju è fantastico, lirico e potente; sconvolgente. "Occhi senza volto" scandalizzò pubblico e critica. Venne proiettato al Festival di Edimburgo e sette spettatori persero i sensi (per un'associazione di idee, mi vengono in mente le reazioni alle opere della drammaturga inglese Sarah Kane). Tra le scene più inquietanti di "Occhi senza volto": bisturi e pinze; in una sala operatoria segreta a una donna viene tolta la pelle del viso. È questo il nocciolo della trama: come spesso accade nei racconti del terrore, uno scienziato folle, il cosiddetto "mad scientist", si macchia di crimini agghiaccianti.

La vicenda si svolge a Parigi: in città, e in una lussuosa tenuta fuori mano (con cani in cattività che abbaiano e abbaiano). Il villain di turno è un medico, il dottor Génessier (Pierre Brasseur), chirurgo plastico specializzato in eteroinnesti. Christiane (Édith Scob), figlia di Génessier, rimane sfigurata a causa di un incidente stradale. E allora egli, con la complicità d'una malvagia assistente (Alida Valli, qui strepitosa e glaciale) rapisce giovani donne a cui togliere il volto (lei le adesca in città). Christiane è sempre chiusa in casa, e porta una maschera bianca che le copre la pelle scorticata (John Carpenter ha raccontato che per la maschera di "Halloween" (1978) si è ispirato a questa qui). 

Quando Franju girò il film gli venne detto che non doveva esserci troppo sangue perché non piaceva al mercato francese, ma non dovevano esserci nemmeno scene di nudo perché non erano apprezzate dagli italiani. L'opera inoltre non doveva risultare né sacrilega né offensiva nei confronti degli animali. Franju, ad ogni modo, regista geniale, riesce a far saltare dalla poltrona senza calcare troppo la mano.

Inquietante è la scena iniziale: in una strada di campagna spettrale, una donna (Alida Valli) trasporta un cadavere sul sedile posteriore della sua auto: è il corpo senza vita di una ragazza morta dopo gli esperimenti di Génessier. Arrivata nei pressi della Senna, getta il corpo nell'acqua. 

La fotografia è in bianco e nero e splendida. A scandire l'atmosfera lugubre è il valzer della colonna sonora composta da Maurice Jarre (Oscar per "Lawrence d'Arabia", "Il dottor Zivago", "Passaggio in India"). 

©micolgraziano

Commenti