"I miserabili" (2019) di Ladj Ly

 

I miserabili

"I miserabili" di Ladj Ly (qui al suo primo lungometraggio) ha ricevuto il Premio della Giuria a Cannes nel 2019. Il titolo fa riferimento al romanzo di Victor Hugo, e radice quadrata del film sembrerebbe essere proprio una frase di Hugo: "Non ci sono  cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori"; la citazione è riportata anche nel manifesto di lancio. Il film ci racconta le periferie che distano un'ora da Parigi. Tenetevi forte, perché siamo lontani dai fasti e dalle glorie, dal romanticismo della Ville Lumière, da quell'atmosfera patinata e rassicurante che ci avvolge, ad esempio, quando ascoltiamo le canzoni di Charles Trenet; e no, non vedremo  le gioiose, elettrizzanti, immagini che ci ha mostrato  Woody Allen ("Midnight in Paris"), lui, certo, newyorkese doc, ma innamorato del fascino magico della capitale francese, della sua storia di arte e romanticismo. Qui, ne "I miserabili" del regista Ly non c'è spazio per moine e smancerie, si respira aria di guerra. L'unico collante pare essere il calcio e lo dimostrano le immagini di apertura in cui una folla festante (tutti insieme appassionatamente), senza barriere né divisioni, esulta per la vittoria della Nazionale ai Mondiali. Ma è solo un attimo, una parentesi, perché veniamo subito catapultati nell'amara realtà delle zone dimenticate, incattivite; i palazzoni di cemento, alienanti; condomini grigi e mastodontici, dove un pianerottolo diventa un campo di battaglia, in una sequenza concitata mozzafiato, tagliente come il vetro. È un film duro. Ferro e fuoco. Che non lascia tregua. E si resta incollati alla poltrona. 

I miserabili
Ha il piglio di un thriller questo film di Ly. Ritmo concitato e un epilogo che resta sospeso, e ci fa intuire che potrebbe accadere, forse, qualcosa di agghiacciante a qualcuno dei protagonisti della storia. È un finale in bilico, tra il bene e il male: vincerà l'amore? Non è dato sapere se la pietà prenderà il posto di una cieca ferocia in una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza. Un pugno nello stomaco. La trama (esile, in verità) eccola qua: tre poliziotti in borghese (molto diversi tra loro caratterialmente) hanno il compito di sorvegliare strade difficili, rioni dove basta un niente per far esplodere un putiferio. I giovanissimi conoscono a menadito le regole della strada e fanno alleanze per non avere grane. A un certo punto un ragazzino ruba un cucciolo di leone a una famiglia di circensi. L'episodio scatenerà una serie di conseguenze. Una guerra tra poveri in cui ognuno tenterà a suo modo di mettere in salvo la pelle, accordandosi talvolta anche col nemico, seppur per una manciata di ore. E poi c'è un altro bambino che si diverte a telecomandare un drone dai tetti. Con questo marchingegno spia ogni cosa, scruta. E vede pure quello che, secondo alcuni, non dovrebbe vedere. Se volete provare emozioni forti, guardatevi subito "I miserabili"

©micolgraziano

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