"Le ereditiere" (2018) - Recensione del film di Marcelo Martinessi

Ana Brun


“Le Ereditiere”, film del 2018, applaudito dalla critica, e presentato al Festival di Berlino, dove l’attrice protagonista Ana Brun (al suo debutto) è stata premiata per la sua interpretazione. Ebbene, se amate il cinema d'autore, non potete perdervi questo interessante esordio del regista paraguaiano Marcelo Martinessi. La pellicola, da lui scritta e diretta, è un racconto dell’universo femminile che Martinessi dimostra di conoscere bene: lo descrive con tatto, ispirandosi, in parte, al cinema di Rainer Werner Fassbinder (che nella sua carriera ci ha regalato indimenticabili e potenti ritratti di donne). 

“Le Ereditiere” scorre su una trama ridotta all’osso, quasi inesistente. Al centro c’è il rapporto logoro tra due donne e amanti, non più giovani; due donne che, trascinano il loro legame svogliatamente; per paura di affrontare le novità del futuro. Loro sono Chela e Chiquita. Chela è una sorta di foglia in balia del vento, almeno fin quando è al fianco di Chiquita, colei che tutto decide. Chela e Chiquita, oltre a vivere una relazione priva di entusiasmo, hanno grossi problemi economici. Cercano di tirare avanti con la vendita della mobilia e degli oggetti di valore della loro bella, antica, casa. A un certo punto però Chiquita finisce dietro le sbarre. Ed è in quel momento che Chela, rimasta sola, 'sboccia'. 

Chela, se vuol sopravvivere, deve darsi una mossa, superare i timori; riporre in un angolo indecisioni e incertezze. E dunque, quasi per caso, diventa autista di fiducia di un gruppetto di anziane facoltose del suo quartiere ('guidare' è anche un'azione simbolica che ci parla di determinazione e fermezza). Chela le scarrozza qui e là e viene pagata profumatamente per il suo servizio. Un giorno proprio grazie a questo lavoro incontra una certa Angy, libera e spregiudicata. 

L’incontro con la carismatica Angy risveglia in Chela sensazioni sopite; Chela tira le somme dei propri fallimenti. Angy è una figura chiave che porterà Chela a cogliere al volo il messaggio del 'carpe diem'. Il desiderio è rappresentato da Martinessi con grazia e sensibilità; l'erotismo evocato attraverso piccoli dettagli e situazioni oniriche. L'epilogo è inatteso e aperto. 


©micolgraziano

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