Nunziante dirige una commedia garbata, nazional-popolare, che ci racconta (attraverso un lungo flashback) le peripezie di due amici per la pelle. Dunque, la storia eccola qui: due bimbetti che sono pappa e ciccia, sempre insieme. Uno si chiama Pio (interpretato ovviamente da Pio D'Antini), e fin dalla tenera età ha sempre coltivato un desiderio: diventare un guru della finanza. L’altro è Amedeo (Amedeo Grieco, ovviamente), meno ambizioso di Pio. Amedeo voleva fare il dottore e invece si è ritrovato a vendere plantari, e roba simile, in un piccolo negozio arroccato. Le strade di Pio e Amedeo, dunque, a un certo punto si dividono. La partenza di Pio lascia Amedeo con l’amaro in bocca; una punta di risentimento (al riguardo c'è una scena molto divertente).
Pio va al Nord, si laurea a pieni voti e fa soldi a palate (ma non è tutto oro quello che luccica e infatti a un certo punto il castello dorato crolla di brutto). Si trova una fidanzata molto “yeah” che rastrella quattrini postando video glamour sui social e parlando un italiano curioso, fitto di inglesismi: ripete come un mantra “top” e “adoro”. I due, Pio e la sua ‘girl’ vivono in un appartamento da urlo (regina della casa è ovviamente la "spaziale" Alexa che dà istruzioni e scioglie ogni dubbio) nella zona più “in” della città o forse più che “in” bisognerebbe usare un’altra parola: “green”. Ebbene, per farla breve: succede che mentre Amedeo fatica e arranca in un paese ridotto all'osso (i ragazzi fanno le valigie e restano solo i nonni), Pio se la spassa alla grande saltellando da una festa all’altra. Pio al Nord cambia pelle, alla stregua d'un serpente, e getta alle ortiche il vecchio se stesso, per stare così al passo della sfavillante comunità tutta lusso e lustrini.
Senza svelare troppo della trama, accade che i due passano del tempo insieme proprio nella città della Madonnina, con Amedeo che s’installa (non desiderato, come nella migliore tradizione comica) a casa di Pio, mandando all’aria una quotidianità fantasticamente rodata, declinata in cibi insipidi (verdure che non sanno di niente) e di vicini che sbattono la porta in faccia (Amedeo bussa per chiedere un ciuffo di prezzemolo e viene scambiato per un ladro, in uno dei momenti più riusciti del film).
La forza comica è nella contrapposizione: due amici, uno "scafato" e l'altro ingenuo, uno ruspante, l'altro smaliziato. L'amico naïf che non approva lo stile di vita dell'altro, convertitosi alla religione della fretta, dell'individualismo, del "chi fa da sé fa per tre", del tutto e subito non importa a quale prezzo. È questa differenza di vedute che diverte lo spettatore anche se, attenzione, non si ride con le mani sulla pancia. "Belli ciao" è una commedia graziosa che ci riporta, con nostalgia, ai consigli preziosi dei nostri nonni.
©micolgraziano
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