"Il tetto" (1956) di Vittorio De Sica - Una famiglia senza casa

 

Vittorio de Sica

IL TETTO 
storia di chi non ha soldi per l'affitto

Presentato e premiato al Festival di Cannes, “Il tetto” venne anche apprezzato negli Stati Uniti. Sceneggiatura di Cesare Zavattini che si aggiudicò un Nastro d’argento. Recitano attori non professionisti. Da segnalare la presenza di Gastone Renzelli, operaio scoperto da Visconti, e diventato famoso grazie a “Bellissima”, dove interpretava il marito di Maddalena/Anna Magnani. 

Natale e Luisa. Veneto lui, laziale lei. Ventenni. Squattrinati. Natale è manovale. Luisa si arrangia come domestica nelle case dei “signori". Ma Natale non vuole che Luisa vada a servizio, né che faccia altri lavori. Natale abita, con la sua numerosa famiglia, a casa della sorella, moglie di un muratore romano, ambizioso (ci tiene a diventare "capoccia"), carattere fumantino. Luisa e Natale decidono di sposarsi in fretta e furia; senza denaro, né casa. Cerimonia spartana. Luna di miele al paese di lei. A vivere vanno poi nell'appartamento della sorella di lui. Tutti insieme e, facile immaginare, non allegramente. Si azzuffano per i turni del bagno, le bollette alle stelle. Dopo l'ennesimo battibecco, Natale raduna quattro cose su un carretto e gira i tacchi insieme a Luisa. Dove andranno a stare? Lui passerà le notti al cantiere. Lei in giro. Mancano i soldi per affittare una camera. 

Vittorio De Sica
Agli sposini non resta, dunque, che seguire l'esempio di altri disperati: costruirsi una baracca sulle rive dell’Aniene. A tirar su mattoni si rischia di brutto; è vietato. Ma la povera gente ha fame, è agguerrita, fa quadrato, e così Natale, dopo una serie di peripezie, viene aiutato e riesce nell'impresa. Il monolocale sorge, lì in mezzo alla campagna, nottetempo affollata di "sorci" che sgusciano svelti fra i piedi. La storia de "Il tetto" scorre con garbo e aderenza al vero. Cinema rigoroso che strappa lacrime sul finale. Interessante vedere la Roma del secondo dopoguerra: città dei cantieri, delle borgate e delle "marane". Il soggetto è comunque, mutatis mutandis, d'attualità. In una società (quella odierna) in cui gli affitti, nelle metropoli, costano un occhio della testa e fortunato può dirsi chi un immobile ce l'ha già perché eredità di famiglia. Le case: impresa ardua acquistarle con stipendi risicati e contratti precari. E allora, si resta in famiglia, con mamma, papà, cognato, pargoli eccetera, proprio come Natale e Luisa nei primi mesi di matrimonio. 


"Il tetto" è disponibile al momento su "Prime Video 

©micolgraziano 

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