THE WHALE
‘The Whale’, ovvero: la balena. Il titolo fa riferimento a uno dei capolavori della letteratura americana: il romanzo di Herman Melville, ‘Mobi Dick’. Perché Charlie (Brendan Fraser), il protagonista del film, legge e rilegge alcune riflessioni scaturite dopo la lettura di questo libro, sono i pensieri scritti dalla figlia; lui considera questo breve tema meraviglioso e unico. Charlie è un professore universitario. Insegna letteratura, analisi del testo, scrittura. Tiene corsi online. Sprofondato nel divano di una casa squallida e buia. Come scura e nera è la telecamera alla quale affida la sua voce. La telecamera è sempre spenta. Gli allievi di Charlie non hanno mai visto la sua faccia. Perché Charlie è obeso e si vergogna di mostrarsi per quello che è. Si è lasciato andare, negli anni. È diventato talmente grasso che, forse, per guarire dovrebbe andare in ospedale, ma Charlie non ne vuole sapere di andare in ospedale. Non ha nessuna voglia di curarsi, perché il dolore che ha accumulato gli impedisce di immaginare un futuro roseo. Preferisce mettere fine ai suoi giorni. È pieno di rimpianti. Charlie è vittima di una serie di azioni che non si perdona: aver lasciato la moglie e la figlia bambina per andare a vivere con l’uomo di cui era follemente innamorato. Quest'uomo è il compagno Alan con cui ha vissuto una relazione strabiliante e romantica. Alan però si è tolto la vita. Charlie si sente in colpa per Alan e per non essere stato un buon genitore. La figlia di Charlie è un’adolescente ribelle, incattivita dal rancore, ossessionata da un pensiero che la tormenta, il pensiero di essere figlia di un padre snaturato: Ellie (Sadie Sink) odia il padre e ‘odia tutti’ e questa frase l'appunta con rabbia su un quaderno.
La verità e il perdono, la carità verso il prossimo, scavare nell’essenza delle cose, sono i temi chiave della storia. La verità di un uomo che vive nell'ombra, che si vergogna a mostrarsi perché sfigurato dall’obesità. Perché molto spesso gli altri non guardano l'anima ma soltanto il corpo, l''involucro' e da esso giudicano e condannano. In uno dei momenti più emozionanti del film Charlie viene preso da un bisogno incontrollabile di autenticità e, dopo essersi ingozzato (il cibo metafora di una mancanza) fino a sentirsi male, invita con furore gli allievi a scrivere qualcosa di autentico, qualcosa che davvero possa avere un impatto su chi legge, e non le solite frasi finte, edulcorate, buttate giù per rimediare qualche pacca sulla spalla - e qui si potrebbe aprire un’infinita parentesi sul vero scopo della critica letteraria e della letteratura e su quanto l’eccessiva indulgenza sia la morte del pensiero stesso e dell’arte in generale. Charlie ha un cuore grande, adora una figlia che lo detesta e che prova disgusto per il suo appartamento 'puzzolente'. Ma Charlie pur di avere l’amore di Ellie, sua figlia, gioisce del fatto che la figlia lo insulti. Vuole da lei una reazione, qualunque essa sia, convinto che anche nel peggiore degli uomini si possa nascondere una punta di buono. Il finale è straziante, si piange a dirotto, è un epilogo catartico e lacerante che porta con sé un invito a mostrare le fragilità senza paura, a donarsi completamente, ad amare fino alla fine, malgrado tutto.
©micolgraziano
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