"Gran Torino" (2008) di Clint Eastwood

Clint Eastwood


Clint Eastwood, in questo film del 2008, interpreta Walt Kowalski, un vecchio scontroso che non va d’accordo con nessuno, non ha peli sulla lingua, sputa per terra se qualcuno non gli piace, punta indice e pollice a pistola, ed è gelosissimo della sua Gran Torino, macchina d'epoca che conserva come un oracolo. Kowalski è un uomo solo, ruvido, pieno di pregiudizi; ha conosciuto gli orrori della guerra, ha combattuto in Corea, gira spesso armato per difendersi dalle bande di teppisti, numerose nel quartiere dove abita, ha un pessimo rapporto con i figli, che vorrebbero spedirlo in una casa di riposo, con i nipoti che da lui pretendono cose e denaro, e con la religione. Le giornate di Kowalski sono decisamente piatte: seduto davanti casa a consumare sigarette e lattine di birra, in compagnia del cane, talvolta ad insultare i vicini, una famiglia di asiatici, che lui tollera come il fumo negli occhi. 

Clint Eastwood
Se Kowalski, così descritto, non ispira certo simpatia, perché "Gran Torino" sarebbe da vedere? Perché a poco a poco ci rendiamo conto che questa persona ombrosa e scostante non è cattiva come sembra, ha il cuore spezzato, tanti rimorsi, non si perdona gli sbagli del passato, e sa aiutare gli indifesi, i poveri, gli ultimi. Perché Kowalski nel momento più buio della sua esistenza saprà mettersi in cammino sulla via della redenzione, sacrificando per gli altri (quelli che per decenni ha ignorato e disprezzato) ogni fibra del suo essere. Kowalski capirà che un amico è un amico, al di là del colore della pelle o della forma degli occhi. "Gran Torino" è un film in perfetto "stile Clint": lucido, sincero, struggente senza smancerie; dove un gesto e un accendino restano nella memoria per sempre. La sceneggiatura l'ha scritta Nick Schenk (qui al suo debutto) che è autore di un altro film di Eastwood: "The Mule" ("Il Corriere"). 


©micolgraziano


 

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