Tra i protagonisti il premio Oscar Philip Seymour Hoffman. Attore brillante e poliedrico, Philip Seymour Hoffman, scomparso a soli 46 anni, era un talento puro, presenza scenica potentissima (guardatelo in "The Master"), interprete di ruoli mai banali - nel 2014, Cate Blanchett, premiata ai BAFTA, gli dedicò il premio vinto; i due erano amici e avevano lavorato insieme nel film "Il talento di Mr. Ripley", tratto dal romanzo di Patricia Highsmith.
Ne "La famiglia Savage" Hoffman è un intellettuale, Jon, professore di drammaturgia e studioso di Bertolt Brecht. Jon è il fratello di Wendy, che ha il volto di Laura Linney, tanto brava da aggiudicarsi una nomination all'Oscar. Wendy è un'ultra-trentenne, poco realizzata: senza lavoro, sogna di sfondare come autrice teatrale, e si trascina da anni una squallida storia di sesso con un uomo sposato e volgare, più grande di lei. Momento indimenticabile: Wendy annoiata, mentre Larry (Peter Friedman), l'amante, si affanna nudo sopra di lei. E poi c'è il padre, Lenny, uomo intrattabile ed egoista, genitore assente in gioventù, ora vecchio e malato, che i due fratelli trasferiranno in una residenza per anziani. Nei panni di Lenny c'è un ottimo Philip Bosco (1930-2018), attore teatrale, con un Tony Award nel suo curriculum.
La malattia di Lenny, cambierà la routine di Jon e Wendy e il loro modo di pensare: costretti, date le circostanze, ad assumersi responsabilità. La vita si mostra loro, per la prima volta, inafferrabile e fugace. Così sistemeranno situazioni irrisolte che non avevano avuto il coraggio di affrontare.
"La famiglia Savage" è una commedia tragica che ci fa riflettere su ciò che realmente conta. Un film che parla di coraggio e perdono.
©micolgraziano
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