Cake. Torta. Protagonista è la super star Jennifer Aniston, questa volta, però, in un ruolo diverso da quelli che è solita interpretare. Non è una commedia oziosa e rilassante. Scordatevi colori e risate. “Cake” è un racconto drammatico che ci parla del dolore. Fisico e spirituale. È la storia di una donna, Claire, avvocato benestante, che si è isolata da tutti e che non vuol vedere nessuno, a volte neanche la donna che l'aiuta nelle faccende di casa e che, all'occorrenza, le fa da autista. Claire è separata dal marito. Non ha amici. Soffre di terribili dolori in tutto il corpo, è dipendente dai farmaci. Conosce il buio della depressione, causata da un evento tragico.
Claire è lacerata. Il motivo della sofferenza ci viene svelato per gradi. Come lentamente si alternano le giornate nella sua lussuosa villa. A farle compagnia, dicevamo, la fida domestica Silvana (la fantastica Adriana Barraza di "Babel"), che Claire tratta male e paga una miseria. Silvana potrebbe andarsene, potrebbe trovarsi un lavoro migliore, più appagante, come qualcuno le dice. E invece Silvana resta e prega i santi (San Giuda, il santo dei casi impossibili) affinché facciano un miracolo per Claire che non ha più tanta voglia di stare al mondo. Silvana accompagna Claire in giro, con la macchina. Claire si sistema sul sedile accanto, non seduta bensì distesa. È così che viaggia in automobile quando Silvana la porta qui e lì per procurarsi farmaci o per vedere vecchie pellicole in bianco e nero al drive-in. “Cake” non è un film facile. E di sicuro non si dimentica. Se amate i film indie (molto) drammatici e volete scoprire una Jennifer Aniston insolita, “Cake” non potete perderlo.
©micolgraziano
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