"Elvis" (2022) di Baz Luhrmann - Il mitico Presley e l'enigmatico manager



ELVIS
roboante biopic firmato Luhrmann 

La filmografia dell’australiano Luhrmann comprende celebri titoli come “Moulin Rouge!” (2001) e “Il grande Gatsby” (2013). Le pellicole di Luhrmann sono sfavillanti: veloci movimenti di macchina, scenografie opulente, montaggio frenetico. Grande spettacolo, nel suo cinema. Una voglia di stupire che combacia a meraviglia con lo stile mirabolante del mitico Elvis, stella del palcoscenico; nessuno meglio di quel ragazzo di Tupelo, Mississippi, sapeva ammaliare il pubblico. Il Re del Rock: talento nel sangue. Elvis e i costumi da favola (cinture regali, mantelli, colori sgargianti) che lo rendevano magico quanto gli eroi dei fumetti di cui era accanito lettore. 

Austin Butler, Elvis
Il film di Luhrmann è un biopic anomalo. Tanto show e zero introspezione. L'obiettivo non è scandagliare la vita di Elvis (impersonato da Austin Butler, bravo, ma non così somigliante al vero Presley), è evidente, guardando il film, che lo scopo primario del regista australiano è intrattenere lo spettatore. I fatti sono narrati dal punto di vista del manager del cantante. Il manager, ovvero: il sedicente colonnello Parker (un fantastico Tom Hanks, trasformato nel corpo e nel volto). Parker, giocatore d'azzardo incallito, è un uomo dal passato oscuro (ma il film non va in profondità neanche su questo tema). Si definisce un imbonitore, Parker, nelle prime scene, e racconta d'aver lavorato a lungo al luna park (rappresentato come luogo di perdizione, un po' come accade nei noir). È un uomo dalla parlantina arguta e convincente, una lince col fiuto degli affari. Buon naso per i quattrini, motivo per cui si accaparra presto presto il giovane Elvis, miniera d'oro. 

Austin Butler, Elvis
Elvis affascinato dal gospel e dal blues, fan di Mahalia Jackson, B. B. King, Big Mama Thornton. Elvis accusato dalla stampa puritana di esser troppo 'spinto' (indice puntato contro i movimenti di bacino), show definiti sconci e lussuriosi. La musica di Presley non piaceva ai benpensanti dell'epoca. Del manager il lungometraggio non svela granché ma ipotizza che Parker abbia contribuito al declino dell'artista: Elvis si sentiva imprigionato in una gabbia dorata: voleva esibirsi all'estero ma Parker non glielo ha mai permesso.

Tom Hanks, Elvis
Butler dà tutto se stesso eppure, nel film, il suo personaggio è oscurato, incredibile ma vero, dalla figura del colonnello Parker, merito di una strabiliante performance di Tom Hanks che, nei panni del cattivo, si prende tutta la scena, divora lo schermo, pur non essendo lui il vero protagonista. Il momento più elettrizzante di "Elvis", davvero da brividi lungo la schiena, arriva sul finale, quando compaiono immagini di repertorio del vero Presley che si esibisce live in una struggente versione di "Unchained Melody", è in quell'istante che si resta incollati alla poltrona. Nel cast, da segnalare la presenza di 
Kodi Smit-McPhee (si è fatto apprezzare ne "Il potere del cane" di Jane Campion) e dell’ottimo Richard Roxburgh (dà il volto al papà di Elvis) attore di talento (ha lavorato anche nella compagnia teatrale di Cate Blanchett).

"Elvis" è uscito nelle sale italiane il 22 giugno 2022

©micolgraziano 

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