"A proposito di Henry" di Mike Nichols


"A proposito di Henry"



Henry: "Non mi piacciono le uova".
Rosella: "Che cosa?"
Rachel: "Sono il tuo piatto preferito!"
Henry: "Allora dammi tante uova".


Era il 1991 quando uscì questo film del premio Oscar Mike Nichols, regista colto (pensiamo a "Chi ha paura di Virginia Woolf?") che sa anche confezionare film pop, commedie sofisticate, favole moderne. E favola dai buoni sentimenti è appunto "A proposito di Henry", ideale per una serata rassicurante, chips e divano. Harrison Ford e Nichols si incontrano per la seconda volta, avevano già lavorato insieme nel celebre  “Una donna in carriera” (1988), commedia di successo con Melanie Griffith e Sigourney Weaver.  Qui, in “A proposito di Henry”, Ford interpreta un ricco avvocato di New York, ben agganciato con i poteri forti, uomo cinico e senza scrupoli disposto ad insabbiare la verità pur di portare a casa il risultato, come nelle battute iniziali, in tribunale, quando vince una causa imbrogliando le carte. Per capire chi è Henry, basta la descrizione di un gesto: Henry dà, con nonchalance, mozziconi di sigaretta alle segretarie che restano di stucco: spetta a loro gettarli via. Ebbene, un giorno, il destino busserà alla sua porta.

"A proposito di Henry"

Accade una sera, quando Henry esce a comprare le sigarette e un rapinatore gli spara dei colpi di pistola. Per Henry inizia un lungo calvario: perdita della parola e della memoria. Incontrerà però nuovi amici come il paziente fisioterapista Bradley (Bill Nunn). Dovrà anche imparare di nuovo a leggere. Nel percorso di guarigione ricostruirà il rapporto con la moglie Sarah (Annette Bening) e quello con la figlia Rachel. Si trasformerà in un marito premuroso e in un padre amorevole. Rinnegherà in toto il vecchio se stesso, arrivando ad odiare il lavoro di avvocato e persino i vestiti che indossava un tempo.

Henry, quindi, diventa un altro: gusti opposti, opposta sensibilità. Fuori dalla finzione cinematografica, un cambiamento possibile. Fatte le dovute distinzioni, un qualcosa di affine, accadde, realmente, a Phineas Gage, operaio americano, che nell'Ottocento, dopo un gravissimo incidente, diventò completamente un'altra persona. La sua storia è raccontata nel libro di Antonio Damasio,"L'errore di Cartesio"
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©micolgraziano

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