"C'mon C'mon" (2021), recensione del film di Mike Mills

 

Joaquin Phoenix

C'MON C'MON 
uno dei migliori film dell'anno

Metti uno degli attori più bravi di sempre, Joaquin Phoenix. Metti una sceneggiatura brillante. Il risultato è un film poetico e umanissimo. Che tocca corde profonde. Quando scorrono i titoli di coda (bisogna guardarli e soprattuto ascoltarli fino all'ultimo) arriva un brivido di commozione. Un film che parla di emozioni e sentimenti. Il regista Mike Mills (suo l'acclamato "Le donne della mia vita") indaga la complessità dell'animo umano con rara sensibilità. Una scrittura densa e matura. “C’mon C’mon” è un viaggio interiore. Percorso metaforico, da un lato. Affascinante road-movie, dall'altro. Viaggio concreto: chilometri macinati, scarpe da ginnastica impolverate, capelli spettinati. Zaino in spalla. L'itinerario comprende: Detroit, Los Angeles, New York, New Orleans.

Joaquin Phoenix
Due le storie che si rincorrono e si intrecciano: uno zio (Johnny, interpretato da Joaquin Phoenix) che deve relazionarsi col nipotino. E i pensieri e le voci dei giovani americani (reali, non attori) ai quali viene chiesto, sempre da "quello zio", giornalista radiofonico, in che modo immaginano il futuro. Finzione e documentario si fondono. Le domande poste ai giovanissimi spiccano per genialità. Spiazzano. Sono complesse. Viene chiesto loro di commentare il mondo degli adulti, di dare un giudizio sulla società. Di svelare aspettative. Emergono timori e speranze. In una maniera pura e sorprendente. Con naturalezza. La freschezza che poi è la cifra stilistica dell’attore Phoenix mai artefatto. 
Phoenix non pone barriere tra sé e la macchina da presa. Motivo per cui è ogni volta coinvolgente. Elettrizzante, trascina lo spettatore. Accanto a un attore carismatico come Phoenix troviamo un bambino di altrettanto talento: Woody Norman.

Joaquin Phoenix
"C'MON C'MON" TRAMA: Phoenix, appunto, interpreta Johnny, un giornalista che realizza reportage per la radio. Uomo solitario. Un'isola. Non è sposato. Si è lasciato alle spalle un grande amore. La madre è morta. Ed è un’ulteriore ferita che gli appesantisce il cuore. Non idilliaco è il rapporto con la sorella, madre di un bambino, moglie di un uomo bipolare. Una telefonata di Johnny, una chiamata improvvisa, arrivata al momento giusto, riunirà il cammino dei due fratelli. E il cammino di Johnny con il nipotino Jesse, figlio della sorella. Il piccolo trascorrerà un lungo periodo con Johnny mentre la madre vola in un’altra città per badare al marito. 

Il rapporto tra Johnny e il ragazzino non sarà facile. Ma la convivenza li trasformerà radicalmente. Johnny imparerà a prendersi cura degli altri, a mettere da parte l’orgoglio. A essere meno viziato. A far uscire ciò che ha tenuto per sé rischiando di esplodere. Jesse è stato abituato dalla madre ad avere una ricca vita interiore. Sono tanti i momenti memorabili. Le registrazioni ambientali col microfono. Le lotte giocose di Johnny e di Jesse, le nottate insieme abbracciati nello stesso letto. Jesse che si finge orfano e racconta le sofferenze della sua esistenza. Non vuole farsi il bagno, lavarsi i capelli vaporosi. Piccole torture di un bimbo di pochi anni. Che si sente abbandonato e soffre. 

Indimenticabile lo zio Johnny quando di sera fa il bagno a Jesse; la minuscola vasca, spazio intimo, fa da contraltare alla vastità di una frenetica New York"C'mon C'mon" è un film che segna nel profondo. Perderlo è un peccato. 

©micolgraziano 

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