"Gli amori di Anaïs" (2021), recensione del film di Charline Bourgeois-Tacquet

Gli amori di Anaïs

 

Gli amori di Anaïs

un bel film e un invito a cogliere l'attimo

"Gli amori di Anaïs" è un film che non potete lasciarvi sfuggire se vi piace un certo tipo di cinema: Éric Rohmer, Woody Allen. Se vi appassionano le storie della borghesia intellettuale (sia essa di Parigi o di New York), gli appartamenti colmi di libri e, magari, qualche foto di Proust alle pareti. Conversazioni di spessore. Citazioni di Schopenhauer e omaggi a John Cassavetes (ne "Gli amori di Anaïs" si vedono alcune scene dello splendido "La sera della prima"). L'ironia, la leggerezza. Il dramma e la commedia un tutt'uno. Sceneggiature solide e recitazione brillante. 

"Gli amori di Anaïs"
I dialoghi de "Gli amori di Anaïs" sono cesellati. Straordinaria la protagonistaAnaïs Demoustier, ("Alice e il sindaco") graziosa, perfettamente in parte nel ruolo di una trentenne irrequieta, consapevole della fragilità dell'esistenza, una giovane che si chiama, appunto, Anaïs (alla regista, e autrice del copione, piace mescolare realtà e finzione). Accanto a Demoustier troviamo Valeria Bruni Tedeschi (in un ruolo misurato, mai sopra le righe) e l'ottimo Denis Podalydés, a suo agio in ogni genere. 

Gli amori di Anaïs
Cosa rende questo film degno di nota? Il colore (la vivace fotografia firmata Noé Bach), le musiche di Nicola Piovani, i bei paesaggi (la campagna, le amene spiagge deserte), il movimento della macchina, la fluidità della scrittura (Anaïs parla in continuazione, anche se nessuno l'ascolta) e, soprattutto, una storia non convenzionale incentrata sul "carpe diem"
. Un racconto che è un invito a vivere il presente, a lanciarsi seguendo il cuore. Senza chiedersi perché. La regista, a proposito del desiderio, ha dichiarato: "Sono completamente d'accordo con Anaïs (e Annie Ernaux): rinunciare a una passione è criminale, è un insulto alla vita".

Anaïs è una trentenne un po' naif. Va sempre di corsa. È in ritardo perenne. Segue l'istinto. Teme il dolore, confessa in un momento di vulnerabilità. Non programma nulla, si tuffa e basta. Infatti la vediamo nuotare in un incantevole mare azzurro quando ha bisogno di ritrovare se stessa - o quando vuole ottenere ciò che le fa brillare gli occhi.

Anaïs abita in un bell'appartamento che non può permettersi perché non ha un lavoro. Studia letteratura all'università ma non sa che cosa farà dopo. Riesce comunque a tenersi la casa, malgrado la mancanza di denaro. È dotata di parlantina e di un fascino innato. Gira in bicicletta, ha un fidanzato ma non sembra a lui così legata. Anaïs pretende legami assoluti e destabilizzanti. 

Allora terminata la relazione col suo coetaneo, si lascia conquistare da Daniel, un attempato editore, partner di una scrittrice di successo (Valeria Bruni Tedeschi). Un giorno, però, Anaïs, vede una foto di Emilie, la moglie di Daniel, ed è colta da un'irrefrenabile brama di conoscerla. Inizia a leggere i suoi libri e a nutrire, per questa donna, una profonda ammirazione. L'incontro con Emilie la trasformerà.

Anaïs è complessa. Non insegue le mode e non cede alla mentalità dominante. Non esiste un destino identico per tutti, pensa Anaïs, perché la vita è soprattutto un continuo ondeggiare verso mete ignote.

I film a cui si è ispirata Charline Bourgeois-Tacquet sono "È simpatico, ma gli romperei il muso" di Claude Sautet, "Loulou" di Pialat, "Comment je me suis disputé... " di Desplechin, "Un castello in Italia" di Valeria Bruni Tedeschi e "Manhattan" di Woody Allen.

©micolgraziano

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