"Il seme dell'uomo" (1969) di Marco Ferreri - Favola apocalittica

Marco Ferreri

IL SEME DELL’UOMO
Misteriosa pestilenza spazza via l'umanità

Opprimente nichilismo, fin dagli impressionanti, cupi, titoli di testa. Il lugubre incipit contrasta con i colori brillanti che seguono. Il sole splende. I due fidanzati, Cino e Dora, novelli Adamo ed Eva, emanano luce. Lei, collane di caramelle al collo, gusta un lecca-lecca gigante. Sono in autogrill. Mangiano e il telegiornale annuncia la catastrofe. Un’apocalisse. Una misteriosa mortifera pestilenza incombe. Lungo la strada i due s'imbattono in corpi senza vita (come nel romanzo "La strada" dell'americano Cormac McCarthy, anche lì uno scenario da fine del mondo). A un posto di blocco, i due si vedranno privati dell'auto. Proseguiranno, chitarra e bagagli in spalla, a piedi. Prenderanno possesso di un imponente casale disabitato costruito a qualche metro di distanza dalla riva (è il Forte di Macchiatonda a Capalbio). Marco Ferreri si ritaglia ironicamente un'apparizione (alla Hitchcock): è l'uomo, deceduto, proprietario dell'abitazione. Il suo ritratto campeggia alle pareti. Cino si farà crescere la barba come lui. 

Cino (Marzio Margine) e Dora (la francese Anne Wiazemsky) isolati, alla stregua di due naufraghi su un’isola deserta (lanciano invano SOS a bottiglie gonfiabili di Coca Cola), si dedicano a varie attività. Pescano, cacciano cinghiali. Raccolgono erbe (lui imparerà a fare intrugli, bevande ipnotiche, piccolo alchimista). Cino conserva con cura cibo e oggetti, rendendoli pezzi da museo: una forma di parmigiano, un televisore portatile, un frigorifero. Un giorno ricevono la visita di un’inquietante carovana, burocrati statali, e da essi giunge un ordine preciso: copulare e far sì che la specie umana continui. Cino è entusiasta all’idea. Dora no. Cino, allora, cercherà d’ingravidare una misteriosa donna (Annie Girardot) incontrata in spiaggia. Questa signora stravagante, apparsa dal nulla, si stabilisce da loro. La presenza darà vita a un torbido triangolo destinato a finire in tragedia con tanto di antropofagia (tema ricorrente nel cinema di Ferreri). Cino non si rassegna. Vuole, costi quel che costi, un figlio da Dora e ci riuscirà (da qui il titolo "il seme dell'uomo"). Ma quando la peste cesserà, non ci sarà più scampo: un'esplosione annienterà ogni cosa. Malgrado il sole onnipresente, la storia è tetra e non esiste redenzione. La distruzione totale è annunciata da una carcassa di balena bianca sulla spiaggia e da un cimitero di esseri umani gonfiabili. Immagini sconvolgenti in perfetto stile Ferreri che riesce sempre a stupire, lasciando, dopo la visione, domande alle quali è impossibile rispondere. Curiosità: alcune scene sono state girate alle Cascate del Mulino di Saturnia. 

"Il seme dell'uomo" è disponibile al momento su Prime Video  

©micolgraziano

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