"Brado": Rossi Stuart attore, regista, scrittore: il film è tratto da un suo racconto

 

Kim Rossi Stuart

BRADO 
storia di un padre, ruvido cowboy

Terzo film da regista per Kim Rossi Stuart. La sceneggiatura di “Brado” (2022) è tratta dal suo libro “Le guarigioni”, raccolta di racconti pubblicata da "La nave di Teseo". Stuart dirige e interpreta. Soft western che guarda al cinema americano di Robert Redford ("L'uomo che sussurrava ai cavalli") e contiene molti richiami alle opere di Clint Eastwood (personaggi scontrosi, solitudine, eutanasia). È un film ambizioso ma non perfetto (soprattutto se paragonato alle pellicole da cui trae ispirazione). Tuttavia merita la visione perché ha diversi pregi. Non vuole compiacere lo spettatore (ed è un fatto positivo) e si distacca dall'odierna produzione cinematografica italiana. Buona la prova del giovane attore Saul Nanni ("Sotto il sole di Riccione") e suggestiva la fotografia di Matteo Cocco (David di Donatello per "Volevo nascondermi").  

Renato (Kim Rossi Stuart), irascibile e misantropo, vive da solo, incattivito, in un malandato ranch dal nome significativo: Brado. Renato, ateo, pessimista, è un uomo di mezza età, acciaccato e senza un soldo. La scuola di equitazione non va. Di allievi nemmeno l'ombra perché non è un insegnante paziente: prende la gente a parolacce. Gli restano solo i cavalli. Perlopiù selvaggi, difficili da domare. Puntualmente, lo scaraventano a terra. Sarà l'ennesima frattura rimediata dopo una cavalcata, a riavvicinarlo a Tommaso (Saul Nanni), il figlio ventenne col quale è ai ferri corti. Tommaso che, a detta del padre, non ha ambizioni e si accontenta di lavorare come muratore acrobata

Kim Rossi Stuart
Tommaso rinfaccia a Renato d'esser stato un pessimo padre, insensibile e sadico (lo immergeva in acqua senza farlo respirare). Un uomo arido e senza cuore, pronto ad azioni disgustose. Il ragazzo, quindi, è cresciuto in una famiglia disastrata: una madre assente (Barbora Bobulova), frivola, a saltare da un flirt all'altro, e un padre, Renato, arrabbiato con la vita e le donne. Tommaso, malgrado livori e dissapori, resterà, per un periodo, al ranch, col padre, ad addestrare un cavallo riottoso. Lo scopo: far sì che il corsiero partecipi a una gara di cross-country. Sullo sfondo di una splendida campagna, si consuma quindi il dramma familiare: lo scontro padre-figlio. Il dolore esplode sul finale in una scena dura e scioccante (forse di durata eccessiva). 

Kim Rossi Stuart
Altalenante, a ben vedere, sembra essere il personaggio di Renato: in alcuni momenti, di colpo, senza passaggi intermedi, non somiglia più al cowboy ispido e violento, bensì a un padre mite ed euforico. Difficile credere a slanci improvvisi, cambiamenti tanto repentini. Inoltre, un momento poetico viene rovinato da una caduta di stile: Anna, giovane addestratrice di cavalli (interpretata da Viola Sofia Betti, attrice e amazzone toscana) mentre cavalca con Tommaso (i due dividono la stessa sella), se ne esce così: "Sento qualcosa di duro dietro". Francamente, si poteva evitare.

©micolgraziano 

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