Ispirato al romanzo omonimo dello scrittore inglese Graham Greene, questo bel film di George Cukor, si aggiudicò l'Oscar per i costumi. Anche Maggie Smith ebbe una candidatura, nella categoria miglior attrice protagonista. Splendidi i titoli di testa (con un ritratto che ammicca) e la colonna sonora, sognante, di Tony Hatch.
"Datemi una buona sceneggiatura e sarò un regista cento volte migliore", ebbe a dire una volta il grande George Cukor, nome di spicco della Hollywood d'oro. Alcuni dei suoi film: "Scandalo a Filadelfia", "La costola di Adamo", "Nata ieri", "È nata una stella", "My Fair Lady". "In viaggio con la zia" è uno dei suoi ultimi lavori. Risplende per bellezza e spicca per coraggio. Cukor ci racconta una storia anticonformista. Protagonista è l'anziana Augusta (Maggie Smith), donna dal dubbio passato, coinvolta in incontri piccantissimi, truffe, affari poco chiari. All'inizio del film la vediamo in chiesa, a un funerale (fasciata in un abito impeccabile) pronta a rintracciare uno dei presenti, un tale Henry (Alec McCowen) che si rivela essere un suo nipote. Il dialogo tra i due, dopo la messa, è da incorniciare.
Il piano dell'arzilla Augusta è quello di farsi aiutare dall'ingenuo giovanotto per liberare un vecchio amante italiano cacciatosi nei guai: l'uomo, un certo Ercole, è stato rapito e i banditi chiedono ad Augusta di pagare una grossa somma di denaro. Augusta ed Henry, com'è facile immaginare, sono molto diversi: lei sfacciata, temeraria, edonista; lui impacciato, sedentario e con un unico passatempo: coltivare dalie. I guai di Augusta finiscono per coinvolgere anche l'ingenuo Henry, trascinato dall'intrigante zietta in un lungo, periglioso, viaggio per il mondo: da Londra (la loro città) partono alla volta di Parigi e da lì, a bordo del mitico Orient Express, giungono in Turchia per poi (dopo una serie di peripezie) spingersi fino in Africa.
"In viaggio con la zia" è, quindi, una pellicola elegante (meravigliose scenografie) e godibilissima (non ci si annoia di certo!) con una serie di frasi da manuale (preparatevi un taccuino per prendere appunti) e una compagnia d'attori coi fiocchi. Maggie Smith è favolosa ma non è da meno Alec McCowen (che ricordiamo anche in "Frenzy" di Hitchcock). Tra le scene più belle ce n'è una in cui una giovane Augusta si trova ad una festa da ballo dove i presenti si divertono senza limiti: è un momento sensuale di grande cinema merito di un regista di classe come Cukor.
Infine, una curiosità: alla sceneggiatura ha partecipato, non accreditata, Katharine Hepburn.
©micolgraziano
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