"La guerra dei Roses" (1989) di Danny DeVito

 

Michael Douglas e Kathleen Turner ne "La guerra dei Roses"


"LA GUERRA DEI ROSES", DIVORZIO DI UNA COPPIA PERFETTA...


Kathleen Turner regina della black-comedy in questa cattivissima, sconvolgente, pellicola che è un vero e proprio classico. Alla regia un geniale Danny DeVito (si ritaglia anche un bel ruolo) che consegna alla storia del cinema uno dei film più cinici, velenosi e spietati sul tema matrimonio/divorzio. Ad affiancare la Turner un grandioso Michael Douglas che, come nel thriller pazzesco “Attrazione fatale” , è vittima di una strega inferocita. Vittima perché mentre lui chiede tregua, la moglie non alza mai (neanche in punto di morte) bandiera bianca. Ma facciamo un passo indietro. Raccontiamo dall’inizio, da quando Oliver (Michael Douglas) e Barbara (Kathleen Turner) giovani e belli si incontrano a un’asta e subito scocca la scintilla. Dopo: matrimonio figli e tutto il resto. Lievita anche il conto in banca e da poveri squattrinati salgono presto presto i gradini della scala sociale. Oliver diventa un avvocato numero uno. Mentre lei (ex ginnasta) si occupa della casa; e che casa! Una villa da sballo che lei riesce ad accaparrarsi con un colpo di fortuna e una buona dose di opportunismo. Ma si sa, come sostiene un vecchio adagio, i soldi non fanno la felicità e tra i due, a poco a poco, la ruggine s'infittisce. Rancore e odio implacabile avanzano a tamburo battente. Tanto che lei gli confessa con candore di odiarlo con tutto il cuore. La convivenza, come annuncia il titolo, si fa impossibile e la casa è peggio di un campo di battaglia. Oliver, per dispetto, incendia la cucina, urina sul pesce ben cucinato e pronto per andare in tavola. Barbara gli distrugge l'automobile, in una scena surreale memorabile. Ma non è tutto: le liti, via via più cruente, culminano in una lotta all’ultimo sangue con Barbara e Oliver, sfiniti, distrutti, agganciati a un lampadario. L'epilogo è incredibile e crudo. La commedia vira verso l’horror. DeVito usa in modo sapiente la macchina da presa, regalandoci primi piani elettrizzanti. Un film da collezione. Cast con i fiocchi. Ironia tagliente. Sceneggiatura che non fa sconti. "La guerra dei Roses" è, insomma, una satira al vetriolo. Un racconto per chi cerca, al cinema e in letteratura (il film è tratto dal romanzo omonimo di Warren Adler), storie fuori dal coro. PS. Produttore della pellicola è James L. Brooks, regista dello splendido "Voglia di tenerezza"

©micolgraziano 

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