"Le Verità" di Hirokazu Kore'eda

 

"Le verità"

Il regista giapponese Kore’eda ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2018 per lo splendido “Un affare di famiglia”, un film indimenticabile anche perché alla fine rimescola le carte e spiazza. D’altronde la "sorpresa", l’"inganno", sono temi spesso ricorrenti nel cinema orientale (guardate “Parasite” e “Mademoiselle”). La “menzogna” è anche al centro de “Le Verità”, dramma familiare dai toni sicuramente diversi rispetto al precedente “Un affare di famiglia”. La storia (comica e drammatica al contempo, come la vita, del resto) de “Le Verità” è ambientata in Francia, a Parigi, e gira attorno a una diva, una brillante attrice che ha appena pubblicato la sua biografia, edulcorata e ricca di episodi fantasiosi per, diciamo così, mantener viva la fama e ammaliare il pubblico. Questa star è interpretata da una magnetica Catherine Deneuve che buca lo schermo nei primi piani e dà un’energia particolare all’intero film. Insieme a lei ci sono Juliette Binochenei panni della figlia, ed Ethan Hawke. Come ha raccontato Kore’eda la sceneggiatura è nata da una commedia che si svolgeva di notte nel camerino di una celebrità del teatro giunta alla fine della carriera. L’argomento non è certo nuovo; il cinema ha più volte raccontato di super stelle del grande schermo o del palcoscenico. Due esempi: il mitico “Viale del tramonto” o lo splendido “La sera della prima” di John Cassavetes con una magnifica Gena Rowlands. In quest'opera di Kore’eda la primadonna dovrà risolvere i problemi con la figlia (le due non vanno per niente d'accordo), combattere i fantasmi del passato e rimettere a posto i pezzi dell'esistenza. La trama è esile: ad intrecciarsi non sono eventi bensì parole, sguardi, legami, diverse sensibilità. La radice quadrata di tutto è racchiusa in questa domanda che si pone l'autore e regista Kore’eda: nei rapporti è meglio un'aspra verità o una zuccherosa bugia?

©micolgraziano

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