UN SOGNO CHIAMATO FLORIDA
Tra realismo e "Simpatiche canaglie"
"Sai perché è il mio albero preferito?"
"Perché?"
"Perché è caduto e continua a crescere"
(dal film "Un sogno chiamato Florida)
Baker in "Un sogno chiamato Florida" ci catapulta nel mondo delle "simpatiche canaglie" (si è ispirato, in parte, alla nota serie di cortometraggi prodotti da Hal Roach). Ci trascina nell'universo stralunato dei bambini, nel quotidiano di piccole pesti, tutto il giorno in giro, da soli, allegri e spensierati, a far danno con l'innocenza e la cattiveria dei sei anni: sputano sulle macchine parcheggiate, rispondono male agli adulti, mandano a fuoco edifici abbandonati, chiedono spiccioli agli sconosciuti per comprare gelati, fanno saltare la corrente, canzonano donne nude stese al sole in piscina.
E le madri? Disperate, perennemente al verde, le madri fumano o guardano tv show in stanze anguste e disordinate. Questi bimbetti scalmanati sono figli di single senza lavoro, di giovani con impieghi precari e stipendi da fame. Ragazzini che mangiano solo se il cibo è gratis: donato dai furgoni della solidarietà o da qualche commesso di fast-food che di nascosto elargisce buste di dolci. Risiedono in motel dall'aspetto sognante, edifici un tempo affollati di turisti, e ora unica soluzione per chi non può permettersi un appartamento. Questi motel colorati, dai nomi accattivanti (Futureland, Magic Castle) si trovano nelle vicinanze del Walt Disney World. Siamo ad Orlando, Florida. Per l'esattezza: Kissimmee.
Lungo la US Highway 192, una delle arterie che conducono al gigantesco parco divertimenti, sorgono motel sgargianti, frequentati, prima della crisi economica, da facoltosi vacanzieri e ora abitati da chi non sa come tirare avanti. Come il personaggio di questa storia: Halley, madre di Moonee. Halley fa la ballerina in un locale notturno ma viene licenziata. Inizia allora a vendere profumi ai turisti e quando viene scoperta, non sapendo in che modo rastrellare denaro, inizia a prostituirsi. Sua figlia Moonee è un po' la mascotte del motel, insieme alla sua combriccola di scalmanati: corrono e se la ridono, qui e là, a scorrazzare, forti della spensieratezza e dell'innocenza dell'infanzia. Moonee che si nutre di cibo iper-calorico e vorrebbe avere una pancia enorme per riempirlo di fragole, pizza, sciroppi e bacon e marmellate. Moonee che quando i servizi sociali bussano alla porta per affidarla a un'altra famiglia, scappa via alla velocità del vento e scoppia in lacrime alla vista della sua migliore amica Jancey: una scena memorabile che spezza il cuore. Moonee ha il volto della magnifica Brooklynn Prince, capace di una recitazione ammaliante e perfetta. Ha ricevuto il plauso della critica e quell'anno ha eguagliato stelle di prima grandezza come Meryl Streep, Frances McDormand, Sally Hawkins, Saoirse Ronan, Kristen Stewart.
Baker fa luce su una realtà che molti ignorano e cioè che ci sono famiglie americane costrette a vivere nei motel perché non hanno soldi per affittare una casa. Storie dolorose s'intrecciano allo sfarzo di un ambìto luogo di villeggiatura come è il parco divertimenti Disney. Baker descrive con sensibilità, filtrando con gli occhi dei bambini, i veri protagonisti della storia. Trova il tono giusto, calibrando commedia e dramma e tocca corde profonde. I piccoli di "Un sogno chiamato Florida" non si perdono d'animo. Né si lasciano fagocitare dalla tristezza. Vivono spensierati e se fiutano il pericolo scappano, mano nella mano, verso il castello fatato, dove tutto, (forse), diventa possibile.
©micolgraziano
"Un sogno chiamato Florida" è disponibile su Prime Video
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