BLACK PHONE
storia di bambini eroi
Finney ha dalla sua parte anche un ragazzetto manesco (non mancano sequenze esplicite), un tipo che picchia di brutto e non si fa spaventare dai teppisti. Lui lo tira fuori dai guai e Finney, che ha bei voti, lo aiuta nei compiti. A proposito del binomio violenza-anni Settanta, il regista Derrickson ha raccontato: “La sensazione più forte che ricordo di aver provato da bambino è la paura. Ero il ragazzo più giovane della strada, gremita di bulli”. Le pagine dei quotidiani americani di quegli anni, infatti, abbondavano di agghiaccianti fatti di cronaca nera. In "Black Phone" il malvagio di turno si traveste da mago, indossa un cilindro per cappello, gira con un furgone e dei palloncini neri (viene in mente "IT"), talvolta si mostra a volto scoperto, altre volte si fa vedere con una maschera orribile (in ogni horror che si rispetti il villain copre la faccia, si pensi alla saga di "Halloween").
I fili della trama ruotano attorno a un serial killer che semina il terrore in una tranquilla cittadina degli Stati Uniti. La polizia è sulle tracce del mostro che rapisce e uccide bambini. A risolvere l'enigma sarà proprio Gwen tramite sogni rivelatori. Derrickson è un regista abile, conosce i generi, dosa bene la suspense, i tempi d'azione filano lisci come l'olio e in alcune scene si salta davvero dalla poltrona per dei risvolti inattesi. Il telefono nero del titolo è l'oggetto chiave: un apparecchio rotto attaccato alla parete dello scantinato-prigione in cui l'assassino rinchiude le vittime. Tramite quel telefono Finney dialoga con le anime dei defunti.
Il telefono nero appartiene ai ricordi d’infanzia del figlio di Stephen King, Joe Hill, che ha rivelato: “Sono cresciuto a Bangor, nel Maine, in una casa molto antica. Nel seminterrato c'era un telefono scollegato, è una cosa che trovavo spaventosa e inquietante. Non aveva senso che un telefono si trovasse in un seminterrato dal pavimento sporco e le pareti di cemento fatiscenti. Da bambino, la cosa peggiore che potessi immaginare era sentire squillare quel telefono”. La complessità emotiva legata all'infanzia è il cuore del film e Derrickson si è, quindi, in parte ispirato a "I 400 colpi" di François Truffaut. Quanto al cast: può sembrare strano vedere Ethan Hawke nei panni di un personaggio così aberrante ma ha accettato il ruolo proprio perché la sceneggiatura contiene qualcosa di molto forte e cioè: il rapporto profondo tra i due fratelli Finney e Gwen che si vogliono bene e si sostengono a vicenda in ogni circostanza. In una scena Derrickson ha reso omaggio a una pellicola che lo impressionò da bambino: "Il mostro di sangue" (1959), di William Castle. "Black Phone" è un film di qualità e merita la visione.
"Black Phone" è uscito nelle sale italiane il 23 giugno 2022
©micolgraziano
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