"Grazie ragazzi" (2023) di Riccardo Milani - Remake emozionante

 

Antonio Albanese

GRAZIE RAGAZZI 

Tratto da una storia vera, è il rifacimento di una pellicola francese: "Un anno con Godot (titolo originale "Un triomphe", 2020) di Emmanuel Courcol, pellicola basata sull'esperienza vissuta in prima persona dall'attore svedese Jan Jönson che ha messo in scena "Aspettando Godot" di Samuel Beckett con un gruppo di detenuti. Il film di Milani, malgrado sia un remake (e quindi nessuna idea nuova...) riesce ad arrivare al cuore dello spettatore: emoziona (c'è una scena particolarmente intensa) e diverte, grazie alla vis comica di un attore di talento quale è Antonio Albanese. Nel cast anche Fabrizio Bentivoglio: interprete solitamente molto bravo, qui Bentivoglio sembra però compiacersi un po' troppo del suo personaggio e risulta ridondante. Milani confeziona un lavoro per un pubblico vasto e si smarca da toni eccessivamente televisivi ricorrendo a inquadrature nervose e tagli rapidi. "Grazie ragazzi" è un film da vedere anche perché spiega quanto il teatro sia un toccasana per l'anima. A proposito, guardatevi "La stranezza" di Roberto AndòCuriosità: nel 2022, il regista Milani ha diretto la commedia "Corro da te", anch'essa rivisitazione di una pellicola francese. 

Dura la vita d'un attore. Antonio Cerami (un perfetto Antonio Albanese) tira avanti con pochi spicci. Fa i salti mortali per pagarsi due stanzette fuori Roma e sbarca il lunario doppiando porno. Nessun ingaggio. Niente ruoli. Sente il mondo crollargli addosso (lavoro che scarseggia, conto in rosso, matrimonio a pezzi) e si vergogna a dire che dà la voce in pellicole hot. Un giorno un suo amico, borioso direttore di teatro, un tale Michele (Fabrizio Bentivoglio) gli trova una sistemazione: maestro di recitazione in carcere. 

Antonio Albanese
Antonio dovrà insegnare a un piccolo gruppo di detenuti. L'esperienza inizia in sordina. Non poche le difficoltà. Via via, però, l'entusiasmo cresce. Antonio rifiorisce e spezza le catene della depressione. È toccato da un'idea brillante: proporre ai detenuti Beckett: "Aspettando Godot", testo emblematico del teatro dell'assurdo. Una scelta, questa di Beckett, dettata dal fatto che i carcerati gli raccontano quanto sia snervante per loro vivere nell'attesa perenne di un cambiamento o di una parola di conforto. I pensieri di Estragone e Vladimiro, personaggi beckettiani, porteranno una qualche luce nelle esistenze strappate di questi uomini in cerca d'orizzonti. Ovviamente non saranno rose e fiori, anzi: la tempesta arriverà implacabile. Eppure, malgrado ciò, rimarrà per sempre una scintilla, una speranza, in un angolo nascosto del cuore.

©micolgraziano 

Commenti