DAL REGISTA DI "THE BIG CHILL"
Lawrence Kasdan (regista del cult "The Big Chill - Il grande freddo) dirige questo bel film, premiato con l'Orso d'oro al Festival di Berlino del 1992. Ottiene anche una nomination agli Oscar per la sceneggiatura - che Kasdan ha scritto insieme alla moglie Meg. La storia, corale, racconta la crisi dei valori e la violenza che tutto distrugge. Via di fuga resta lo spettacolo imponente della natura, quel Grand Canyon che ricorre più volte nei discorsi dei protagonisti, luogo eterno, magico e salvifico, ma anche metafora del divario e delle ingiustizie della società. Rifugio sicuro sono poi le relazioni solide (e nel film ce ne sono) che permettono di andare avanti con coraggio. Il cast è di primo piano: Kevin Kline (Oscar per "Un pesce di nome Wanda"), Steve Martin, lo strepitoso Danny Glover, ("Il colore viola", e la serie di "Arma Letale") e Mary McDonnell, che tutti ricordano per la straordinaria interpretazione in "Balla coi lupi" di Kevin Costner.
"Grand Canyon" è ambientato in una Los Angeles che poco ha di angelico (niente angoli sognanti stile "La La Land"), lontana anni luce dai fasti della Hollywood dorata. Qui Los Angeles è una metropoli cattiva e decadente, presentata così anche dall'industria cinematografica: Steve Martin è Davis, un produttore che sta per portare in sala una pellicola sanguinaria. Davis che racconta l'orrore e che cadrà vittima egli stesso della ferocia: gli spareranno in strada per strappargli via l'orologio.
Un film che invita a riflettere sui valori della solidarietà. Tra le scene clou: la scossa di terremoto e Mack che dà soccorso ai vicini con la mano sanguinante, dopo essersi tagliato accidentalmente con un coltello mentre preparava da mangiare. E ancora: quell'elicottero che attraversa il cielo di Los Angeles, presenza inquietante, come lo è questa città rappresentata in "Grand Canyon".
Bella la fotografia: avvolge.
©micolgraziano
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