"A questo mondo
c'è una persona per tutti"
Di film sulla terza età ce ne sono e in questo blog vi ho parlato, per esempio, di "Quartet" diretto da Dustin Hoffman, dell'acclamato "45 anni", dramma su amore e gelosia, di "Ricomincio da noi", di "Book Club", commedia in stile Nancy Meyers che tocca i temi dell'eros. Oggi è la volta di "Una canzone per Marion", scritto e diretto dal britannico Paul Andrew Williams. Manca il glamour di certe commedie patinate, eppure, nella sua semplicità, brilla e commuove fino alle lacrime. Soprattutto a sentir cantare "Lullabye" di Billy Joel. Sì, la trama gira attorno alla musica e all'amore, binomio che potrebbe far storcere il naso a chi non ama le storie zucchero e miele. Ma non preoccupatevi; a gettar pepe ci pensa Arthur, interpretato da un magnifico Terence Stamp, attore fuoriclasse. Il suo Arthur è un anziano burbero, incapace di esternare i sentimenti. Un uomo buono armato però di una corazza d'acciaio. Per timidezza, per difesa. Un'indole da orso che gli crea il deserto attorno. Neppure il figlio riesce a sgretolare il muro. Rimasto vedovo la solitudine di Arthur cresce. A far miracoli interviene la musica. Della serie: il canto terapeutico. Le note che riconciliano col mondo e con l'altro. Medicina, per Arthur, è la musica, la stessa di Marion, sua adorata compagna di vita (una strepitosa Vanessa Redgrave che intona "True Colors" di Cindy Lauper) strappata via, una notte, da un brutto male. Arthur, dopo la morte della moglie, trova la spinta per andare avanti grazie a un coro formato da "ottantenni arzilli" e diretto da una giovane, appassionata maestra. "Una canzone per Marion" è un film che c'invita a fare il primo passo; senza paura di fallire.
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