"Lo straniero" di Orson Welles (1946)

 

Orson Welles e Loretta Young ne "Lo straniero"


"LO STRANIERO", UN BEL NOIR DA RISCOPRIRE

Se amate i noir americani, mi raccomando: “Lo straniero” non lasciatevelo scappare. Cupo e avvincente, elegante e spietato. Fosco e tenebroso. Il cast è gran di lusso e in forma smagliante: Orson Welles, un insuperabile Edward G. Robinson (grandissimo attore, con quel volto unico e inconfondibile, guardatelo ne “La donna del ritratto”), una splendida Loretta Young che buca lo schermo in alcuni primi piani memorabili (attrice di carisma. Una delle sue massime: "Una donna elegante non segue la folla, è se stessa"). L’aria tetra ne "Lo straniero" si respira fin dall’incipit, grazie a una fotografia che mozza il fiato, un sapiente uso della macchina da presa e ombre inquietanti (da brivido una scena in camera da letto). Quanto alla storia: ovviamente non poteva mancare l’elemento romantico, ma al centro c’è la cronaca di quei tempi: il dopoguerra. Un detective si mette sulle tracce di un ex nazista ricercato per crimini di guerra. Il criminale vive in gran segreto nel Connecticut e si è sposato con una ricca donna di un'importante famiglia del luogo. La ferocia di quest'uomo si manifesta subito, appena compare sullo schermo, quando gelido uccide un tale, una vecchia conoscenza (che potrebbe mandare all'aria i suoi piani), e in fretta e furia sotterra il cadavere in un parco. Vari sono i momenti ad alta tensione. Due gli elementi chiave: un orologio e un campanile. L’orologio che mi ha riportato alla mente alcune scene de “L’angelo azzurro” e il campanile che mi ha ricordato, con le dovute distinzioni, il finale di “Vertigo” di Hitchcock. Gli orologi, con la loro carica simbolica, sono spesso protagonisti del grande cinema. Pensiamo soltanto a "Preferisco l'ascensore!". Le scene all’interno del campanile lasciano a bocca aperta. Leggendario Edward G. Robinson con cappello e impermeabile (classico look da genere noir) tra i gomitoli di fumo della sua pipa.  

©micolgraziano

Commenti