"IL SILENZIO GRANDE"
una misteriosa villa con vista su Capri
I due, infatti, si incontrarono quando Gassmann stava girando la fiction "I bastardi di Pizzofalcone". In quell’occasione gli chiese di pensare a una storia napoletana, e che contenesse un’aura di mistero. Nacque così, in appena venti giorni, "Il silenzio grande". Il testo, prima dell'adattamento cinematografico, è stato rappresentato a teatro, sempre con la regia di Gassmann.
Dunque, la trama de"Il silenzio grande": Posillipo, anni Sessanta. Valerio (un bravissimo Massimiliano Gallo) è un noto scrittore di fama internazionale. Però da dieci anni non ha più idee. Se ne sta notte e giorno chiuso nel suo studio polveroso, senza concludere granché. "Lasciatemi lavorare", ripete a tutti, ma il foglio resta irrimediabilmente bianco.
Valerio vive in una lussuosa villa con vista su Capri. Un tempo la casa era un paradiso. Ma ora cade a pezzi. La moglie e i figli di Valerio vorrebbero metterla in vendita per pagare i debiti e tirare una boccata d’ossigeno. Non hanno più un soldo e sono disperati. Lui però è contrario; soffre alla sola idea. Per via dei ricordi, sì. Ma anche perché considera l'immobile un simbolo di fama e prestigio.
La villa, comunque, ha un pessimo aspetto. Non viene voglia neppure di entrarci. I mobili malandati. Nuvole di polvere, in ogni dove. Quasi arriva dallo schermo l'odore di stanze chiuse. Le finestre vengono aperte di rado. Lo studio di Valerio è decadente. La villa, insomma, potrebbe essere il luogo ideale in cui ambientare storie a tinte fosche. Valerio si circonda di libri ingialliti e di carta che diventa cibo per insetti.
In famiglia nessuno è felice. La moglie Rose (Margherita Buy) è alcolizzata. Valerio però non se ne accorge. Non è un chiacchierone. Si trincera puntuale dietro un "grande silenzio" (tanti piccoli silenzi che sfociano in un silenzio più grande e definitivo). È vanesio. Preso dalle trame dei romanzi. Eppure a un certo punto i nodi verranno al pettine. L'impalcatura perfetta crollerà. Ognuno confiderà a Valerio il proprio dolore. Ciascuno porterà il proprio nodo da sciogliere. Lui ascolterà incredulo. Come un marziano atterrato da un pianeta lontano. L'estraneità rende il personaggio di Valerio molto comico.
Il film si regge tutto sulle spalle di Massimiliano Gallo, che qui lavora di sottrazione, elegante e composto, ed è perfetto nella parte. La sua performance vale la visione. Gallo è un valido attore e finalmente ha potuto dimostrarlo in un ruolo da protagonista al cinema. Brilla sullo schermo e la macchina da presa lo valorizza con splendidi primi piani. Accanto a lui, la vera co-protagonista: Marina Confalone ("Parenti serpenti") straordinaria. Una lunga carriera in teatro. Memorabile il suo esilarante, surreale, "monologo della lavastoviglie" nel film "Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo. Ne "Il silenzio grande" le scene tra Gallo e Confalone, lui scrittore, lei cameriera, sono le più riuscite soprattutto quando il realismo lascia il passo a visioni oniriche e colorate. Margherita Buy veste i panni di Rose, la moglie. È impeccabile ma il suo personaggio non ha la stessa potenza degli altri due.
Maurizio De Giovanni è un narratore sapiente. Valerio possiamo considerarlo il suo alter ego: uno scrittore che immagina di continuo, che sente i personaggi, che li vede. Loro gli parlano e ogni tanto si palesano. Valerio è una sorta di Pirandello. Ma anche un uomo che sta vivendo, inconsapevolmente, una seconda vita. De Giovanni si rifà alla tradizione del teatro napoletano e in particolare ad Eduardo De Filippo.
©micolgraziano
"Il silenzio grande" è disponibile su Prime Video
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