THE ONLY LIVING BOY IN NEW YORK
elegante melodramma con un cast di lusso
Thomas (Callum Turner), il giovanotto protagonista di questa storia, lo ripete spesso: il miglior quartiere di New York è Philadelphia. Una battuta che snocciola ironicamente alle cene eleganti organizzate da sua madre Judith (Cynthia Nixon). Judith riunisce intellettuali nella bella casa dell'Upper West Side. Un tempo inserita nell'elettrizzante mondo delle gallerie d'arte, Judith, è ora depressa, alcolizzata, bipolare. A volte trascorre le giornate al parco, su una panchina a leggere romanzi.
Ethan (Pierce Brosnan), il padre di Thomas, è un pezzo grosso dell'editoria. Eppure del settore ha un'idea per nulla romantica: la narrativa non la legge nessuno, dice. Gli scrittori muoiono di fame. Gli unici libri che vendono sono quelli di auto-aiuto e i saggi di politica. Thomas, invece, adora la letteratura e vorrebbe diventare uno scrittore. Ma ha abbandonato l'ambizione in un angolo. Se ne vergogna. Succube del padre. Un padre ricco, di successo, spavaldo. Un padre che non lo fa sentire all'altezza. Cosa vuoi dalla vita Thomas, gli domanda Ethan. "The Only Living Boy in New York" è una storia intima, di formazione. Ci parla della crescita interiore di un ragazzo che crede di essere un anonimo signor nessuno in una città di squali. Il regista Marc Webb confeziona un film elegante e vintage, girato su pellicola. Nostalgica anche la colonna sonora con splendide musiche di Bob Dylan, Dave Brubeck, Bill Evans, Charles Mingus, Lou Reed.
"The Only Living Boy in New York" è un melodramma che, via via, si fa piccante e voluttuoso per sfociare, nel finale, in una morbida commedia dei sentimenti. Webb si rifà a una solida tradizione di cinema indipendente. Straordinaria la compagnia di attori. Spicca su tutti Jeff Bridges che dà il volto a un saggio-vagabondo-filosofo, espressione della Grande Mela dotta e dolcemente retrò (usa ancora la macchina da scrivere). Proprio il personaggio di Bridges commuove in una scena clou.
Thomas naviga a vista. Studia all'università, divora romanzi, frequenta librerie. Un'esistenza che appare scialba a Mimi (Kiersey Clemons ), ragazza di cui si è invaghito. Lei glielo dice chiaro e tondo: non ci vuole stare con lui. Se è successo che sono finiti a letto insieme, beh, insomma, è stato uno sbaglio, era confusa, fuori di sé, triste per l'assenza del moroso. Thomas, considerato un viziato borghese, rifiuta però le scorciatoie (non vuol essere raccomandato dal padre). La società newyorkese si presenta ostile agli occhi dell'idealista Thomas, col sogno ingenuo di una città culla dell'arte. New York è anch'essa protagonista e risplende ("New York è il mondo"). Anche grazie alla fotografia e alla scelta di Webb di rinunciare al digitale.
Thomas abita nel Lower East Side, lontano dal quartiere sofisticato dei genitori. Un giorno incontra sulle scale di casa uno strano tipo, dall'aria stropicciata ("un letto sfatto") ma dal fascino irresistibile; una sorta di Bukowski. I due stringono presto amicizia e Thomas segue i consigli di questo saggio signore dai capelli bianchi che di cose sembra saperne parecchie. Sarà allora che Thomas s'infilerà, consapevolmente, in una pericolosa relazione con Johanna (Kate Beckinsale), l'amante di Ethan, padre di Thomas. Seguiranno colpi di scena. "The Only Living Boy in New York" è trascinante. Fa sentire lo spettatore accolto e benvoluto. Un film che intrattiene con citazioni colte e quesiti esistenziali. PS: Del regista Mark Webb consiglio inoltre la commedia romantica "(500) giorni insieme" (2009). Webb, nel corso della sua carriera, ha alternato film indipendenti a blockbuster del calibro di Spider-Man.
©micolgraziano
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