MY POLICEMAN
Spiaggia di Brighton. Le canzoni di Dean Martin, la musica di Verdi ("La Traviata") e di Vivaldi ("Gloria"), i dipinti di William Turner. Trama: un triangolo proibito nell’Inghilterra degli anni Cinquanta. Patrick (David Dawson), intellettuale e pittore, curatore di museo, s’innamora dell'affascinante Tom (Harry Styles), professione: poliziotto, ragazzo semplice che si auto-definisce una persona comune. Passione viscerale e scandalosa: a quel tempo l'omosessualità era un reato.
Tom si vergogna di quel che prova verso Patrick. È combattuto. Così - anche per la posizione che ricopre -, si sbriga ad impalmare un'amica d'infanzia. Unione di facciata. Dopo il matrimonio, il legame fra Tom e Patrick prosegue. La moglie di Tom, però, gelosissima di quell'amicizia speciale, s'insospettisce e le cose precipitano con risvolti drammatici. Come già accadeva in "Maurice", anche qui uno dei due amanti, vive la propria omosessualità con disagio e preferisce soffocare i sentimenti - anche per non avere problemi con la giustizia. Tom è un ragazzo ambizioso, gli interessa il giudizio degli altri, e mira alla carriera, motivo per cui decide di metter su famiglia con una donna. Dalla relazione con Tom Patrick ne esce a pezzi.
Il regista Grandage ha gusto, garbo, e rappresenta bene il clima ovattato dell'epoca. Eleganti le scenografie e forte l'alchimia tra Styles e Dawson, entrambi credibili nelle scene erotiche che sono senza dubbio le più riuscite. In conclusione: si tratta di un'opera non eccelsa (talvolta troppo da piccolo schermo) ma comunque in grado di emozionare il pubblico. Consiglio, inoltre, la visione dello splendido "Maurice", tratto dal romanzo di Forster. Dopotutto, l'ombra di Forster aleggia anche in "My Policeman" perché Bethan Roberts si è ispirata proprio al celebre scrittore inglese.
©micolgraziano
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