'Barbie' (2023) di Greta Gerwig - Il film dei record

Barbie

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'Barbie' dei record, in un lampo nella lista delle pellicole con più incassi della storia del cinema, capitanata da 'Avatar'. La bionda doll targata Mattel macina successi anche sul grande schermo, merito di una pachidermica macchina produttiva e certamente della protagonista, Margot Robbie  splendente come il sole, magnetica in ogni gesto: ormai, dopo questo ruolo, è nell’olimpo delle stelle. Dietro la macchina da presa Greta Gerwig, un tempo regista indie, oggi fra i super big di Hollywood.

Gerwig ha scritto il film con il compagno di vita Noah Baumbach, rappresentante della commedia colta newyorchese in stile Woody Allen. Noah e Greta hanno optato per una sceneggiatura macedonia piena zeppa: musical, commedia demenziale, fantasy, nuovo cinema femminista, citazioni meta-cinematografiche, messaggi dotti. Il risultato? Un blockbuster ultra chic che vuole afferrare tanto e alla fine nulla stringe: Barbie è fiacco nei dialoghi, noioso in larga parte, seppur fantastico nelle scenografie. Da salvare sicuramente la trovata di Barbie che, novella Pinocchio, si fa umana, stanca della vita troppo cool. Barbie, donna in carne e ossa che non vede l'ora di andare dal ginecologo - sarà la prima tappa dopo la metamorfosi. 

Ryan Gosling
Il mondo di Barbie-bambola è rosa e paradisiaco. L'amore? Platonico. Con Ken (l'ottimo Ryan Gosling) neanche un bacio. Ken è un orpello, un soprammobile. Barbie lo ignora. Lei basta a se stessa. Ken ne soffre. Cercherà di rovesciare le carte ma sbatterà la testa, in ogni senso. Nei primi minuti situazioni da commedia demenziale e momenti da applausi: Barbie che al mattino vola e beve felice da tazze vuote. Barbie non mangia, non si nutre, è semplicemente Barbie, anzi: Barbie stereotipo. Vive in un pianeta plastificato, lontano anni luce dalle beghe terrene. Barbie, che credeva fiera di essere un idolo delle ragazzine, quando piomba fra gli umani, si accorge che le ragazzine non si strappano i capelli per lei, anzi, la detestano. Gerwig, sempre attenta ai temi concreti, sembra voler dire: la perfezione è una chimera, anche se ti chiami Barbie. 

©micolgraziano

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