"Babylon" di Damien Chazelle - Kolossal sfavillante

Margot Robbie

BABYLON 
lussuria, feste e tragedie

Damien Chazelle, fra i migliori registi della sua generazione (è nato nel 1985), torna a raccontare i sogni (e le illusioni devastanti) di chi vuol sfondare a Hollywood. Ovviamente, non manca il "tema jazz", in una colonna sonora che - ai più smaliziati non sfuggirà di certo - cita le musiche di "La La Land". Chazelle è anche un batterista (esperienza descritta in "Whiplash") e la musica è sempre al centro delle sue pellicole. 

Dispiace che "Babylon" non sia stato nominato nelle principali categorie (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore, miglior attrice) agli Oscar 2023. Peccato perché, questo film di Damien Chazelle, è cinema puro, meraviglia mozzafiato. Un'opera densa di rimandi: Federico Fellini (per immagini e contenuti), "Cantando sotto la pioggia" (citato esplicitamente), "Viale del tramonto", "Nuovo Cinema Paradiso" (che ritroviamo in quello sguardo perso del protagonista Diego Calva nei panni di un tuttofare messicano di nome Manny), "Hollywood Party" (l'elefante dell'incipit è un chiaro tributo alla celebre commedia di Blake Edwards). Riempie gli occhi - e raramente accade al giorno d'oggi. "Babylon" è un inebriante kolossal (unica pecca: manca un po' di ritmo sul finale), elettrizzante e ipnotico. Il cast è perfetto e la fabula è la storia della fabbrica dei sogni: delle illusioni distruttive che genera in chi vuol agguantare la vetta, in chi s'aggrappa all'effimero, unghie e denti; delle ambizioni sfrenate di star che finiscono in rovina. Il racconto è corale: le avventure di un gruppetto di personaggi nella Los Angeles tra gli anni Venti e gli anni Trenta. 

L'epoca d'oro del muto sta tramontando. Lascerà il passo al sonoro. I divi, prima quasi santificati, ora devono vedersela con le difficoltà di suono e voce. Spesso incapaci di modulare, trovare il tono giusto. Soprattutto coloro che mai hanno calcato il palcoscenico di un teatro, considerato, da alcune celebrità, luogo per gente snob con la puzza sotto il naso (così viene detto in una scena). Tra gli astri cadenti di "Babylon" v'è un tale Jack Conrad (un malinconico e perfetto Brad Pitt, con baffetti alla Clarke Gable). Conrad non saprà resistere al cambiamento, una cinica redattrice di gossip lo umilierà e sarà il colpo prima della tragedia. La radiosa Margot Robbie dà il volto invece all'uragano Nellie, bomba sexy e scandalosa. Nellie, ambiziosa e poverissima (piange sul set a comando, le lacrime sgorgano copiose mentre pensa all'orribile appartamento in cui abita). Nellie disposta a tutto pur di navigare sulla cresta dell'onda. Salirà ma precipiterà di brutto, giudicata volgare dall'alta borghesia danarosa; verrà spazzata via da un'industria crudele che sforna talenti e in un battibaleno li rispedisce nell'oblio. E, alla fine, non resta che la malinconia, di quanti arrivati a Los Angeles, neanche uno spiccio in tasca, si ritrovano su una poltrona di velluto a ripensare agli splendori del tempo che fu. 

©micolgraziano

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