"Prima avevo molta paura di stare solo con te.
Ora non riesco a farne a meno"
Kate Winslet e Judi Dench interpretano la scrittrice e filosofa britannica Iris Murdoch, una delle maggiori intellettuali della sua generazione, morta nel 1999 dopo lunghi anni di malattia (aveva l'Alzheimer). "Iris" (2001) si basa sulle memorie di John Bayley ("Elegia per Iris", Rizzoli). Bayley è stato il marito della Murdoch, era un professore di letteratura e uno studioso di Tolstoj, Puškin e Shakespeare. A impersonarlo è un commovente Jim Broadbent, che si è aggiudicato un Academy Award. Dietro la macchina da presa troviamo Richard Eyre che aveva già lavorato con Judi Dench nel bel "Diario di uno scandalo" (che vi consiglio).
Straordinarie le due protagoniste, Dench e Winslet; entrambe hanno ottenuto una nomination all'Oscar per la loro performance. Restano nella memoria i primi piani di Kate Winslet, Iris da giovane, sigaretta tra le dita, con lo sguardo misterioso e ambiguo; e gli occhi, disperati e impenetrabili, dell'anziana Iris (una carismatica Judi Dench).
Al centro della trama v'è il profondo legame d'amore tra la scrittrice e suo marito; lei più grande di lui di sei anni, si sposarono nel 1956. Una vita dedicata l'uno all'altra; non ebbero figli. Lei, corteggiata da uomini (tra i suoi amanti lo scrittore Elias Canetti) e donne, intraprendente e libera, s'innamorò di John, timido e romantico, un amore sbocciato tra corse in bicicletta e tuffi nel Tamigi, come vediamo in diverse scene del film (che procede per flashback e non segue un ordine cronologico). Iris che da giovane nuotava nuda mentre John preferiva immergersi con i vestiti addosso, anche al mare (metteva però le pinne ai piedi); e poi Iris piegata dalla malattia che s'immerge nell'acqua ma viene colta dal terrore.
John diceva che non avevano tempo per occuparsi della casa e infatti la loro villetta è rappresentata zeppa di libri, di fogli, di carte, di giornali sparsi, piena delle conchiglie che lei raccoglieva in spiaggia, di sassi, ma anche di bottiglie e lattine e sacchetti. Un disordine voluto in quanto essi non amavano perder tempo nelle faccende di casa: prima perché concentrati a trovare le parole giuste per i loro libri (Iris scriveva a mano, John a macchina), e dopo perché impegnati a combattere un mostro terribile: l'Alzheimer.
"Iris" è un film poetico e in quanto tale irrinunciabile. Sull'Alzheimer vi consiglio inoltre: "Still Alice" con Julianne Moore, "Lontano da lei", tratto da un racconto del Nobel Alice Munro, e "Una sconfinata giovinezza" di Pupi Avati, "The Father" con Anthony Hopkins.
©micolgraziano
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