"Ultima notte a Soho" di Edgar Wright - Brividi e glamour nella Londra anni '60

 

Anya Taylor-Joy

"Ultima notte a Soho": Edgar Wright (“Baby Driver”), acclamato regista inglese, classe ’74, è amico di Quentin Tarantino e, come Tarantino, anche Wright, è un cinefilo appassionato, instancabile (quando non lavora cerca di guardare almeno un paio di film al giorno). Ama gli action movie, le storie che parlano di zombie (le opere di George A. Romero), e pellicole come “Arizona Junior”, “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! ” (è fan di Clint Eastwood), "Il buono, il brutto, il cattivo", “Un lupo mannaro americano a Londra” e il tedesco “Lola corre”, solo per citarne alcuni. 

“Ultima notte a Soho”, presentato fuori concorso a Venezia, omaggia più generi: il thriller, l’horror, la commedia sentimentale e giovanilistica. Ma si sente pure l'influenza della letteratura inglese, dei romanzi di Agatha Christie e di Arthur Conan Doyle. Inoltre: impeccabile la messa in scena, eleganti i costumi, vivace la fotografia (curata da Chung-hoon Chung che ha collaborato più volte con Park Chan-wook). Irresistibili le musiche (tra cui “Downtown” di Petula Clark), insomma, “Ultima notte a Soho” è una festa per gli occhi: un film energico (che piace ai giovani); diverte e inchioda alla poltrona. 

Nel finale, poi, esplode con potenza, grazie a un crescendo spaventoso, da capogiro. Inatteso e spettacolare. Notevole è il cast che ospita nei ruoli minori attori eccellenti come Terence Stamp, Diana Rigg (1938-2020), Rita Tushingham (“Il dottor Živago”, “Sapore di miele”). Protagonista è Thomasin McKenzie (nota per aver girato l’interessantissimo “Jojo Rabbit”) affiancata da Anya Taylor-Joy, star de “La regina degli scacchi”, serie Netflix di successo. Ovviamente non posso non dire di Londra, che diventa il fulcro di tutto il film, rappresentata come una metropoli che affascina e intimorisce, luminosa e oscura. 

La vicenda si snoda attraverso salti temporali che ci riportano indietro ai ruggenti anni Sessanta, al passato frizzante della Swinging London, quando si cantavano le canzoni dei Beatles, le ragazze sfoggiavano stivali, minigonne, impermeabili bianchi e l’aria era piena di un’euforia elettrizzante. Almeno per le ragazzine tipo Eloise che, dalla campagna, scappa via con una valigia piena di aspettative. E un obiettivo ben preciso: diventare una stilista numero uno. Eloise che idealizza il tempo che fu e ascolta vecchi vinili, lei così diversa dalle coetanee fissate con lo sballo a tutti i costi. Ma, si sa, i sogni, a volte, possono spaventare e trasformarsi in incubi terribili. E la realtà mostrare il suo volto più cattivo. Eloise, nello scintillante quartiere di Soho, sfiorerà la follia, girovagando in un labirinto di fantasmi e agghiaccianti memorie. Tra gotico e pop. Un film da non perdere

©micolgraziano

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