"Ti mangio il cuore" (2022) di Pippo Mezzapesa - Da una storia vera

Elodie

TI MANGIO IL CUORE 

Presentato nella sezione "Orizzonti" di Venezia79, è tratto dall'omonimo romanzo d'inchiesta di Carlo Bonini (coautore di "Suburra") e Giuliano Foschini, pubblicato da Feltrinelli nel 2019. "Ti mangio il cuore" è un ottimo film, girato con stile e impreziosito dalla lussuosa fotografia in bianco e nero firmata Michele D'Attanasio ("Freaks Out"). La sceneggiatura racconta della prima pentita della mafia del Gargano. Cast notevole: Tommaso Ragno, Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Francesco Patanè ("Il cattivo poeta"), Michele Placido. Buona la performance della cantante Elodie, in un ruolo da protagonista, al suo esordio cinematografico. 

Alfred Hitchcock girò “Psycho” in bianco e nero per far sembrare meno cruenta la scena della doccia. Il colore avrebbe reso la sequenza di gran lunga più terrificante. Anche “Ti mangio il cuore” del pugliese Pippo Mezzapesa ("Il paese delle spose infelici") è girato in bianco e nero: il sangue è protagonista e, talvolta, viene anche leccato. Il film racconta una storia selvaggia e violentissima (la pellicola è vietata ai minori di 14 anni) e si esce dalla sala storditi.

Elodie
Il protagonista è Andrea (Francesco Patanè), figlio di un potente boss. Andrea -  morto il padre - ne segue le orme e diventa un criminale. Impressionante e repentino il cambio di pelle: da ragazzo spensierato che non sapeva nemmeno tenere una pistola in mano a fiera necrofila assetata di vendetta. Abbraccia la violenza in un attimo e, crimine su crimine, ci prende sempre più gusto. Scena dopo scena, eccolo farsi vero e proprio mostro. È il volere dei suoi, in primis della madre (Lidia Vitale), una sorta di albero del veleno: lo spinge a impugnare le armi con l'obiettivo di sterminare la storica famiglia rivale. Dopo la mattanza festeggiano, stappano bottiglie, mangiano a quattro ganasce. "Ti mangio il cuore" parla di una faida. Lo spazio è quello di una Puglia rurale, incastrata in un tempo immobile: si vive di pastorizia e di pizzo. Si mungono le vacche, si fa il formaggio, si semina il terrore e si contano montagne di quattrini. Gli unici innocenti sono i bambini che giocano felici. 

Michele Placido
Lo stile  narrativo non ricalca il documentario, siamo davanti a un gangster movie colorato di fiaba horror (un po' alla "Northman"). L'odio si scatena nel momento in cui Andrea perde la testa per Marilena (Elodie). Andrea che all’inizio pare interessato soltanto all'amore scende letteralmente agli inferi col susseguirsi dei fatti. I personaggi chiusi in un vortice distruttivo, si eliminano a colpi di pistola e ai cadaveri viene sfigurato il volto. Si balla, si banchetta, si sta con le bestie nella stalla piena di mosche, e si spara passando la lingua sul sangue dei morti. Sniffano cocaina, uccidono e pregano. Portano a spalla tra i vicoli del paese, la statua della Vergine Maria. Le donne velate di nero camminano in processione. Una storia, insomma, destabilizzante che ha il sapore di truculenti miti da cui il teatro, la tragedia in particolare (anche Shakespeare), ha spesso tratto ispirazione. 

Se cercate film simili guardate l'acclamato "Una femmina" di Francesco Costabile (disponibile su "Prime Video").

©micolgraziano

Commenti