"Rifkin's Festival" (2020) di Woody Allen - Amori, tradimenti e...tanto cinema!


Louis Garrel


"Rifkin's Festival”, ritmo, brio e battute da manuale. C'è tutto il mondo di Allen: cita se stesso (per esempio: l'auto in panne durante la gita come in "Magic in the Moonlight") e omaggia grandi registi: Fellini, Bergman, Lelouch, Godard, 
Buñuel, Truffaut. Allen si diverte a trasformare scene di “Jules e Jim”, “Persona”, “Il settimo sigillo” , “L’angelo sterminatore”, “Fino all’ultimo respiro”, eccetera.  Un’operazione brillante così come tutta la storia, che riporta alla mente i deliziosi “Un giorno di pioggia a New York” e “Vicky Cristina Barcelona”. La vicenda narrata in “Rifkin’s Festival” si svolge in Spagna, nell’amena città di San Sebastian, che ospita ogni anno il celebre festival cinematografico. E’ proprio al festival che si recano i Rifkin, una coppia di americani, Mort e Sue, marito e moglie. Lui, Mort, colto prof newyorkese, è impegnato nella stesura di un ambizioso romanzo, un’opera che, secondo le sue intenzioni, dovrebbe essere un capolavoro eterno e non un anonimo, dice, “pidocchioso” libro. Purtroppo il progetto che molti, compresa sua moglie, definiscono, ampolloso e pedante, è al palo. Sua moglie, Sue, pragmatica e modaiola, cura l’ufficio stampa di artisti rampanti, ha i piedi ben piantati a terra, ed è molto diversa dal consorte. Tanto che Sue non esita a tradirlo con un giovane cineasta, pompato da giornaloni e riviste patinate. Mort non ama la mondanità. Un giorno, quindi, esce dall'albergo e se ne va dal dottore per alcuni disturbi al cuore. S'invaghisce così di una bella dottoressa spagnola. Insieme trascorrono del tempo in giro per la città, scambiandosi confidenze e sogni. Il matrimonio di Mort e Sue è al capolinea e lei a un certo punto glielo dice chiaro e tondo e ciao. La vacanza, come spesso succede nei film di Allen, è il pretesto per pianificare un futuro migliore, per fantasticare e uscire dal grigiore quotidiano. Soprattutto se si è a Parigi (“Midnight in Paris”) a Barcellona o appunto a San Sebastian. Ma Allen, innamorato di New York, non se la scorda di certo la Grande Mela e infatti Mort ne esalta la bellezza, raccontando di Central Park, del Greenwich Village e di Minetta Street. Gli attori, ovviamente, sono strabilianti. Wallace Shawn è perfetto nei panni di Mort, personaggio alter-ego di Allen. Bucano lo schermo Elena Anaya  (“Room in Rome”e Gina Gershon ("Showgirls"). Ci sono anche Louis Garrel e Christoph WaltzL'elegante fotografia è firmata Vittorio Storaro.

©micolgraziano

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