"L'ombra del giorno" (2022), recensione del film di Giuseppe Piccioni

 

Riccardo Scamarcio

"L'ombra del giorno" di Giuseppe Piccioni, è un dramma sentimentale con leggere sfumature thriller (presente l'immancabile tetra, torbida, cantina...). È il film della maturità per Riccardo Scamarcio (qui anche in veste di produttore), impeccabile nella parte: Scamarcio ci fa restare incollati allo schermo; è bravissimo. Ben riuscite inoltre le scene in cui è affiancato da Lino Musella, ottimo attore che ha consumato le tavole del palcoscenico, sempre più richiesto dai registi italiani, ha recitato in "Lei mi parla ancora" , "Qui rido io""È stata la mano di Dio", "Il bambino nascosto". Musella interpreta un certo Osvaldo, uomo potente che sa essere pericoloso. 

La storia è ambientata a ridosso della seconda guerra mondiale. E si svolge, quasi completamente, all'interno dell'accogliente ristorante (i tipici locali italiani di una volta) gestito da Luciano (Scamarcio), un quarantenne, spezzato dalla vita; laconico. Pacatamente socievole, giusto quel poco che basta per gestire un'attività pubblica. Solitario. Dispensa sorrisi cortesi e non molto larghi. Uno che ha collezionato delusioni tanto da tenersi il cuore stretto. Si trascina la sofferenza della prima guerra mondiale che gli ha lasciato segni permanenti su una gamba.  

Benedetta Porcaroli
Luciano ha rinunciato all'amore. È abituato alla solitudine. Ad ogni modo, come ogni capo che si rispetti,  ha cura della sua attività, dei clienti (parecchi affezionati) e del personale che lavora per lui (efficaci le scene girate in cucina). È rigoroso nella professione. Simpatizza per il partito fascista, seppur tiepidamente. Lo fa perché crede così di dormire sonni tranquilli, non per sicura convinzione. Un giorno, però, la sbiadita (rassicurante) routine di Luciano viene messa a soqquadro dall'arrivo di una giovane donna, Anna: Anna si pianta davanti alla porta del locale e la sua venuta, giorno dopo giorno, spazza via ogni equilibrio, ogni catena; quel precario equilibrio che Luciano si era a poco a poco costruito. 

Anna è disperata (neanche i soldi per comprare il pane) e cerca un lavoro. Luciano, provandone compassione, la assume su due piedi. E, lentamente, Anna diventa il fulcro. È una che ci sa fare. Colta, preparata. Infaticabile. Si rimbocca le maniche. Luciano ne rimane ammaliato. Se ne innamora perdutamente. Affinità elettive tra i due, Luciano e Anna, ma anche una passione molto pericolosa che potrebbe far sfiorare la morte a entrambi. Del plot non si può svelare di più, per non rovinare le sorprese (un paio di colpi di scena). 

L'Italia di quel tempo è ben descritta da Piccioni che ha ambientato la storia nella sua città natale, ovvero: Ascoli Piceno (città natale del regista). 

Infine: Benedetta Porcaroli ingaggiata per dare il volto a Anna. Porcaroli ricorda in certi momenti  l'Asia Argento degli esordi. Si dimostra brava, la stoffa c'è, ma riempie il suo personaggio di contemporaneità, facendolo apparire in contrasto con l'atmosfera d'epoca del racconto.

"L'ombra del giorno" è un film elegante e dal sapore antico. Una regia classica. Punto di forza, resta Riccardo Scamarcio che s'impegna al massimo, decisamente a suo agio, e colpisce nel segno. 

©micolgraziano 

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