IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA

Il primo giorno della mia vita sfiora il fantasy (Servillo vola in una scena) ma lo abbandona per inseguire un comodo realismo. Il filo si annoda attorno a quattro personaggi imbrigliati nel male di vivere. C’è chi ha perso una persona cara, chi è ossessionato dal desiderio d'arrivar primo, chi è vittima dei propri genitori, e chi invece sta male senza un perché: incatenato in un'angoscia profonda e inestirpabile. A salvarli sarà un tipo misterioso (interpretato da Toni Servillo), un angelo senza ali, un essere metafisico materializzato dal nulla. Questo tizio senza nome, una luce nel deserto, ferma il tempo, in un'esistenza parallela, sospesa. La vita è meravigliosa, spiegherà ai quattro. Eppure non bastano un paio di momenti poetici di un pranzo vista mare in una casetta abbandonata per arrivare al cuore del pubblico. Toni Servillo fa del suo meglio nei panni dell'uomo del mistero, che abita in un albergo spettrale di una Roma plumbea. Dici albergo, dici Servillo e subito pensi a “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino. Però "Il primo giorno della mia vita" non regala lo stesso brivido lungo la schiena.
©micolgraziano
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