AIR
inno agli anni Ottanta
Ben Affleck, qui regista, produttore e interprete, dirige con gusto una splendida compagnia di attori: l'amico di sempre Matt Damon, Viola Davis, Jason Bateman, Chris Tucker, Chris Messina. Matt Damon è super: carisma e vulnerabilità lo fanno brillare sullo schermo come non mai. Il film si può senz'altro definire un sentito omaggio agli anni Ottanta: la moda, la musica, la società di quel periodo. I primissimi istanti, sulle note di 'Money For Nothing' dei Dire Straits, sono una carrellata di eventi e personaggi che hanno caratterizzato un'epoca. Non è il solito film biografico ispirazionale, sì la sceneggiatura racconta un fatto realmente accaduto, una storia positiva densa dei migliori argomenti del 'sogno americano', ma questo lungometraggio non è ovattato, ha un'anima indie artigianale che lo rende unico. Primi piani d'impatto. Naturalezza e carattere definiscono 'Air', ovvero: uno di quei titoli da gustare fino in fondo.
Matt Damon è Sonny Vaccaro, manager della Nike. Vaccaro, tenace e sognatore, fece sì che Michael Jordan, allora giovanissimo, diventasse volto simbolo dell'azienda. A lui la Nike s'ispirò per realizzare le scarpe che segnarono per sempre la storia di un marchio e di un campione. Di lì a poco Jordan fu incoronato numero uno del basket fino a conquistare il titolo di più grande atleta nordamericano del Novecento. Jordan, all'inizio, non voleva saperne di indossare scarpe Nike, preferiva Adidas e Converse. Ma la lungimiranza e la caparbietà di Sonny Vaccaro si rivelarono fondamentali per agguantare l'obiettivo. Sonny conclude l'accordo, ci crede fino in fondo. Porta a casa il risultato seguendo uno dei mantra più noti dell'american dream e dei libri di auto-aiuto e cioè: sii creativo e infrangi le regole. Sonny scavalca gli steccati: non fa accordi con l'agente del campione (che nel film ha il volto di un energico Chris Messina). Sonny si mette in macchina e vola fino a casa di Jordan. Lì parla con la madre (un'ottima Viola Davis) e quel faccia a faccia è il primo seme di rigogliosi frutti.
Curiosamente, nel film Jordan compare soltanto in alcuni brevi filmati di repertorio. Il motore dell'azione è Matt Damon, il suo personaggio è il fulcro; è l'uomo che ha puntato sul talento. Sonny appare sovrappeso, sempre a lavorare infaticabile, giorno e notte, pronto a sacrificare la vita per l'azienda. Sonny sa perfettamente che se l'accordo con Jordan dovesse naufragare, a farne le spese non sarà solo lui bensì l'intero gruppo: il ceo Knight (interpretato da Ben Affleck), il collega Strasser (Jason Bateman), che in un intenso dialogo con Sonny parla dell'essere papà. Sonny incarna entusiasmo, intuito, devozione. Coraggio e acume. Del film restano impresse le scene di frizzanti dialoghi al telefono in cui spiccano i robusti apparecchi di una volta; e poi i videoregistratori, le cassette VHS, nonché le mitiche cabine telefoniche. Oggetti che ci riportano alla bellezza di un cinema americano ormai scomparso. Per fortuna Ben Affleck lo ha riportato in vita, con la sensibilità e il romanticismo di chi sa rendere il giusto tributo al passato.
©micolgraziano
Commenti
Posta un commento