'Il sol dell'avvenire' (2023) di Nanni Moretti - Metacinema e morettismo a gogò

 

Nanni Moretti

IL SOL DELL'AVVENIRE 

Dopo 'Tre piani', tratto dall'omonimo romanzo di Eshkol Nevo, Nanni Moretti torna al morettismo più sfrenato ne 'Il sol dell'avvenire', in concorso a Cannes 2023. In questo nuovo film il cineasta romano cita se stesso, si celebra, si prende in giro; disegna la sua visione del mondo: Moretti teorizza un cinema che spazzi via le logiche del mercato, e l'intrattenimento becero, sogna una società che riparta dal 'Quarto stato', opera simbolo di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Significativa in tal senso è la lunga marcia, prima dei titoli di testa, cinema nel cinema, una sequenza che vede, fra gli altri, i camei di Jasmine Trinca, Lina Sastri, Alba Rohrwacher, Anna Bonaiuto. 

Giovanni (Nanni Moretti) è un regista comunista. Sta girando un lungometraggio in costume sulla rivoluzione ungherese del 1956. Protagonisti del film sul comunismo sono Silvio Orlando e Barbora Bobuľová (in una scena, non particolarmente esaltante, si slinguazzano sul divano). 'Il sol dell'avvenire' è un film nel film: un modo di raccontare tornato recentemente alla ribalta, per esempio: Gabriele Salvatores, che ha scelto il meta-cinema ne 'Il ritorno di Casanova'Il film di Moretti è pieno di citazioni e autocitazioni, di monologhi sulle idiosincrasie del regista Giovanni. Giovanni è un narcisista e non sa amare, manifesta insofferenza per un sacco di cose. In primis detesta le calzature sabot, lo dice chiaro e tondo in una sequenza in cui elogia Anthony Hopkins in 'The Father' perché lì Hopkins cammina per casa con le scarpe ai piedi e il pigiama addosso. 

Nanni Moretti
Giovanni non è certo un simpaticone. La moglie (Margherita Buy, anche lei come Silvio Orlando un po' sottotono) non lo sopporta e medita di lasciarlo. Tra i momenti più riusciti c'è il colloquio tra Giovanni e un gruppo di dirigenti Netflix che fanno a pezzi il film sulla rivoluzione ungherese perché - spiegano - non ha mordente ed è anni luce lontano dalla missione della piattaforma che vanta un pubblico 'in 190 paesi' del mondo. Giovanni non tollera i dialoghi banali, le attrici che cambiano il copione, la violenza show. 'Il sol dell'avvenire' cita a piene mani: Federico Fellini, John Cassavetes, il francese Jacques Demye e il suo 'Lola - Donna di vita' (1961) interpretato da Anouk Aimée, opera che Giovanni adora e ciclicamente guarda, avvolto nel variopinto poncho-coperta (morettiano al cento per cento, lo stesso di 'Sogni d'oro'), una scorta di leccornie accanto. Però, si rammarica Giovanni/Nanni Moretti, non è più tempo per quel tipo di cinema né esistono più spettatori disposti ad apprezzarlo. Giovanni pensa che tutti oggi siano accecati dall'ebbrezza del mercato e non dai raggi di luce della vera arte. 

©micolgraziano

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